L'Amen del deputato americano certe parole non vanno piegate
mercoledì 6 gennaio 2021
Non si può condividere il gesto del deputato democratico statunitense Emanuel Cleaver, che, invitato a pronunciare la preghiera d'apertura alla seduta inaugurale del nuovo Congresso degli Stati Uniti, ha accostato al tradizionale «Amen» un neologismo, «Awoman», implausibile, con evidenti fini di promozione del linguaggio inclusivo. In Italia la notizia si è presto fatta largo sui siti dei media generalisti, prima ancora di incuriosire la blogosfera ecclesiale. Evidente il punto debole: «Amen» non è parola di origine inglese ma ebraica, uomini (men) e donne (women) non c'entrano nulla. Pressoché unanime l'esecrazione: di chi non apprezza, dentro e fuori della Chiesa, le forme del cosiddetto politicamente corretto, ma anche di chi, pur comprendendone le ragioni, non intende piegare a esse ciò che non è piegabile. "Open", ad esempio, l'ha definito un «pasticcio» ( bit.ly/3bnLUoH'' target='_blank'>bit.ly/3bnLUoH' target='_blank'>http://bit.ly/3bnLUoH ).
Tuttavia, prima di contribuire con la mia pietra a lapidare il reo di un tale eccesso, ho chiesto alla Rete di aiutarmi a comprendere. Ho visto che la speaker del Congresso, Nancy Pelosi, dello stesso partito di Cleaver, il giorno prima della seduta inaugurale ha proposto di rendere più inclusivo il linguaggio dell'Assemblea. E che il deputato è un pastore metodista: è molto improbabile, come scrive anche la rivista dei gesuiti statunitensi "America" ( bit.ly/3rWi93V'' target='_blank'>bit.ly/3rWi93V' target='_blank'>http://bit.ly/3rWi93V ), che non conosca l'etimologia di «Amen».
Infine, ho letto che la sua preghiera, dopo aver invocato la pace citando il Libro dei Numeri, si è conclusa con una frase che anche dal punto di vista religioso è inclusiva (ma senza giochi di parole), pur rivolgendosi a un'assemblea in cui i cristiani sono l'88%: «Te lo chiediamo nel nome del Dio monoteistico, e di Brahma, e del "dio" conosciuto con molti nomi da molte fedi diverse». Dunque, Emanuel Cleaver sapeva quel che diceva. Ma doveva sapere anche che una parola così carica di fede come «Amen» non può essere piegata a nessuna battaglia culturale.
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