martedì 19 marzo 2019
«Ismaele è una mente immaginativa, che tiene a distinguersi dalla comune folla di "inimmaginativi", e oltretutto immerso in un ambiente di pensiero fortemente immaginoso che i marinai dividono con i selvaggi, con i fanciulli, con i poeti. Ismaele, in altri termini, è nella condizione adatta per essere un lettore ideale».
Ricorro non di rado a questa geniale definizione del lettore ideale partorita da Ettore Canepa in un libro uscito quasi trent'anni fa, Per l'alto mare aperto, che mi dischiuse la conoscenza profonda dell'avventura letteraria. Un libro congenitamente borgesiano, sapienziale, del genere delle opere di Piero Boitani e Giulio Guidrizzi, suscitatori d'anima e visione. Ismaele è il narratore di Moby Dick: Achab è il comandante, fanatico e prometeico, quanto mite è il marinaio narrante. Che Melville definisce "immaginativo". Canepa sottolinea come questa sua natura lo distingua da una massa umana priva di immaginazione. È un marinaio, quindi anche ingenuo, pur se esperto della navigazione: simile al selvaggio, al fanciullo, al poeta: il lettore ideale. Coraggioso e superstizioso come il marinaio, non disincantato, come non è il selvaggio, capace di stupore come un bambino, poeta... Poeta, sì, il vero lettore è anche un po' poeta: cerca qualcosa che gli manca, la poesia.
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