sabato 28 luglio 2012
«Spirito selvaggio che ti muovi ovunque, che distruggi e proteggi, ascolta, ascolta!». Percy Bisshe Shelley, uno dei grandi poeti romantici inglesi, ripete questa invocazione al vento occidentale. Shelley ha una religiosità animistica e materialista, una sorta di vicinanza elementare alla natura divina. Siamo distanti dalla visione cristiana. Ma Shelley di fatto si esprime in modo assai simile a san Francesco, nella lode incessante agli elementi. Francesco ringrazia l'acqua, che sappiamo non essere solo pioggia sui campi, ma anche causa di rovine, come il fuoco suo avversario e fratello. Shelleyci offre un esempio di lode al creato nel suo elemento più vitale e pericoloso: il vento, come scrive, protegge, ma anche distrugge. Ma è prova di vita. La natura non ha morale, ma i suoi elementi rappresentano la realtà su cui si fonda il mondo: e, come intuiscono Francesco e Shelley, non solo quello fisico. Questo vento che distrugge è anche e prima di tutto quello che anima. Senza vento il cielo è immobile. Così è del vento originario, che Shelley riconosce subito, dandogli del tu: il vento dello Spirito. Anche le sue distruzioni hanno un senso, che a noi sfugge, ma indubitabile. Di fronte agli tsunami, come ad altre catastrofi, questo atteggiamento religioso di abbandono può soccorrere..
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