Il servizio pubblico di Iannacone
mercoledì 2 dicembre 2020
La tv racconta storie. È nelle sue corde. Ma le storie non sono tutte uguali. Ci sono quelle che ti lasciano senza respiro, come quella di Marco Piagentini, raccontata da Domenico Iannacone nella nuova serie di Che ci faccio qui il lunedì in seconda serata su Rai 3 per quattro settimane con a tema il corpo testimonianza di sofferenza, ingiustizia, amore e rinascita. Piagentini, nella famigerata strage di Viareggio, quella dell'esplosione del treno che trasportava gpl, ha perso la giovane moglie e due dei tre figli piccolissimi. Sono sopravvissuti solo lui, con la quasi totalità del corpo bruciato, e il figlio maggiore che allora aveva otto anni. È una storia che conosciamo bene perché morirono 32 persone sorprese da una terrificante esplosione nella tranquillità e nella presunta sicurezza delle loro case in una sera d'inizio estate, il 29 giugno 2009. Qualcuna, come la ventunenne Emanuela Rombi, morì dopo un'agonia di 42 giorni. È una storia che conosciamo bene per il vergognoso iter processuale e per la lotta dei familiari che non si sono mai arresi all'ingiustizia. È una storia che conosciamo bene, ma Iannacone la racconta in modo diverso, con il suo stile diretto, immergendosi nelle situazioni, diventando quasi un tutt'uno con il suo interlocutore. Sarà anche per questo che Piagentini ha accettato di mettersi materialmente a nudo, mostrando il suo corpo martoriato, raccontando che per tre mesi, ogni mattina, è stato come scorticato vivo dalla testa ai piedi e che ora, dopo sessanta operazioni in anestesia totale, non ha più pelle, ma tessuto cicatrizzato, che non può uscire nelle ore più calde e deve sempre proteggersi dal sole. Però, come dice il titolo della puntata, Io sono vivo. Ma se Piagentini è vivo lo è solo per il figlio sopravvissuto, altrimenti si sarebbe lasciato andare. Lo confessa apertamente. Si capisce allora perché le storie non sono tutte uguali e ci sono quelle che ti lasciano davvero senza respiro e al tempo stesso indignato per quello che non è stato fatto e per chi continua a negare le responsabilità. Non diciamo pertanto niente di nuovo affermando che la tv di Iannacone è autentico servizio pubblico che aiuta il telespettatore a prendere coscienza.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: