giovedì 10 luglio 2014
«Insegnaci spirito o uccello,/ i segreti dei tuoi dolci pensieri,/ (…) Sveglia o nel sonno/ tu forse pensi della morte/ cose più profonde e più vere/ di quelle che sognano i mortali,/ se le tue note scorrono così cristalline».A un'allodola s'intitola questa poesia di Percy Bysshe Shelly che dovrebbe essere inclusa in un'ideale Biblioteca dello Spirito. Il poeta romantico inglese, autore della celebre Ode al vento occidentale, in cui parla al vento implorandolo di farlo suo simile, anche in quest'opera si rivolge allo Spirito che muove e anima il mondo. Rappresentato, qui, da un suo umile, minuscolo messaggero, sempre invisibile a causa della piccolezza e dell'altezza del suo volo. Ma custode del miracolo sognato dal poeta: il canto. L'allodola, con la sua voce inarrivabile, può insegnare al poeta, e tramite lui all'uomo, i segreti del cielo, e i segreti della vita e della morte, che il piccolo uccello percepisce, desto o nel sonno, in una continuità d'anima che neppure al poeta è concessa. L'allodola: a quello stesso uccello rivolse le sue lodi Francesco, celebrandone, commosso, l'umiltà dell'abito e la natura celestiale del canto. Il romantico e vitalista Shelley e il mistico di Assisi, con intonazioni e fedi diverse, si inchinavano commossi allo stesso piccolo e sublime messaggero dello Spirito.
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