martedì 18 giugno 2002
Ognuno crede a le raggioni sue:/ - disse er Camaleonte - come fai?/ Io cambio sempre e tu nun cambi mai:/ credo che se sbajamo tutt"e due.Così parlava il camaleonte al rospo nella poesia Er carattere di Trilussa (1871-1950), il noto poeta romanesco. Il pensiero corre anche al citatissimo detto del  Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: «Se vogliamo che tutto rimanga com"è, bisogna che tutto cambi». C"è, infatti, un mutamento innovativo che in realtà è solo parvenza, fumo, illusione, e, in questa operazione, il potere è certamente maestro. Ma ritorniamo al contrasto suggerito dal camaleonte della parabola di Trilussa. È indubbio che gli estremi dell"adattamento a ogni situazione oppure dell"ostinazione nella propria convinzione sono rischiosi. Ciononostante entrambi questi comportamenti hanno in sé un"anima di verità.Nel primo caso è certo che la realtà umana è di sua natura mutevole e quindi è corretto aggiornarsi, è necessario attualizzare lo stesso messaggio eterno cristiano. Nel secondo caso è facile capire che non si può transigere sui principi,  non si possono variare i valori secondo le convenienze né stravolgere la verità autentica. Detto questo, ancora una volta emerge in tutta la sua forza ma anche nella sua delicatezza la pratica dell"equilibrio che faccia evitare ogni deriva di relativismo e ogni ottusità di fissismo. L"equilibrio non è necessariamente il buon senso popolare né tanto meno il perbenismo. È, in verità, una grazia e un impegno, un dono divino ed è un risultato di sapienza umana. Saper discernere ciò che permane e ciò che può variare, non cristallizzarsi nella grettezza ideologica e non debordare nell"inconsistenza superficiale sono, quindi, una virtù e un"arte.
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