sabato 8 luglio 2006
Quando viene la giovane colf di un paese d"Oriente, a ordinare il passato e il futuro della casa, quando al giro di chiave si presenta insieme alla luce del giardino, in lei io te rivedo quando amavo il mondo amandoti, e ritrovo qualcosa dell"eterno che mi spetta.Riscrivo questi versi senza gli "a capo", tanto sono piani e dolci, e lo faccio per quelle persone che hanno perso il compagno o la compagna della loro vita e devono ormai affidarsi a una colf o a una badante per mettere ordine nella casa ormai solitaria e nelle abitudini infrante. A testimoniare questo stato d"animo di nostalgia e amarezza è un giornalista e scrittore di qualità, Ugo Ronfani, nel suo intenso e tenero Canzoniere per la sposa perduta (ed. Aragno). Le cose sono rimaste intatte nell"appartamento, fuori il sole brilla ancora avvolgendo con la sua luce il giardino, una presenza femminile si muove ancora per casa, eppure tutto è mutato e diverso.Perdendo la persona amata, la realtà si stinge, il pensiero corre sempre a quel volto e a quel passo che una volta rendeva colorato anche il grigio della quotidianità e ogni ora adesso cola via senza lasciare una traccia. Eppure il poeta ritrova in quel vuoto un germe, «qualcosa dell"eterno che mi spetta». In un"altra pagina egli scrive: «Dov"è ora? "Fuori casa" mi risponde semplicemente l"angelo della poesia». La risposta dell"angelo della poesia è la stessa di quello della Pasqua di Cristo: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui!». E il sapiente biblico a proposito del giusto morto dichiarava: «Fu trasferito» (Sapienza 4, 10). Con la morte, la persona amata dalla stanza del mondo è migrata nell"aula divina dell"eternità.
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