martedì 6 dicembre 2022
E se le comparse le avesse inventate Charles Baudelaire? Il cinema, del resto, ha contratto molti debiti nei confronti della letteratura, non solo per quanto riguarda la disponibilità di trame già pronte. Tra le poesie di I fiori del male, dunque, ce n’è una che si intitola A una passante. Come spesso accade, siamo in una «strada assordante» di Parigi, dove tutto si impone con la crudezza di un urlo, ma all’improvviso si disegna la figura «alta, sottile, in lutto stretto» di una donna che – forse per evitare una pozzanghera – solleva l’orlo della gonna. Un gesto oggi considerato innocente, che nella società francese dell’Ottocento si prestava a essere equivocato come malizioso. Nella sua esaltazione, il poeta è convinto che tra lui e la sconosciuta ci sia perfino uno scambio di sguardi, ma l’epilogo della vicenda è comunque segnato: «Un lampo… poi la notte!». La «fuggitiva bellezza» svanisce dalla vita di Baudelaire non meno rapidamente di quanto vi fosse entrata. Il resto è immaginazione di un futuro che forse è stato possibile solo in questi versi, che conferiscono alla donna la provvisoria immortalità caratteristica dell’arte. Quello che importa è che lo sguardo della passante – se pure c’è stato – abbia permesso al poeta di «rinascere», e che ancora lo permetta a noi lettori. © riproduzione riservata
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