martedì 12 luglio 2011
La natura è un tempio dove colonne vive / mormorano a tratti parole indistinte. / L'uomo passa tra foreste di simboli / che l'osservano con sguardi familiari.

Anche nella Bibbia si fa strada l'idea di un tempio cosmico nel quale l'uomo funge da liturgo che invita una folla di creature terrestri e celesti a intonare l'alleluia in onore del Creatore (si legga il Salmo 148). Interessante è il fatto che la stessa visione brilli in una famosa strofa del capolavoro di quel tormentato e grande poeta francese che è stato Charles Baudelaire. Nelle 135 poesie che compongono l'edizione definitiva dei Fiori del male (1861) ci sono anche i versi da noi citati (nella lirica intitolata Correspondances). Essi dipingono il tempio sorretto dai tronchi vivi degli alberi, le ideali colonne, che col fremere delle loro chiome mosse dal vento sembrano mormorare preghiere.
L'uomo entra nelle navate di questo tempio che ha per cupola il cielo e qui si lascia attrarre dall'affollarsi di immagini e segni. Sono quelle che il poeta chiama, con un'espressione mirabile, forêts de symboles, un giardino colorato che custodisce in ogni sua componente un messaggio. È facile risalire a un altro Salmo, il 19, ove «i cieli narrano», «il firmamento annuncia», «il giorno racconta al giorno» le meraviglie e la gloria del Signore che li ha creati. È un linguaggio silenzioso: «senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce». Bisogna staccare dalle orecchie le cuffie di una registrazione, togliere l'audio delle chiacchiere e liberare l'orecchio dai rumori e dal brusio di fondo della tecnica per mettersi in ascolto di questa «foresta» di messaggi e di presenze segrete che ci invitano a guardare in alto, verso l'Oltre e l'Altro divino.
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