martedì 26 luglio 2005
Nell'altro non si entra come in una fortezza, ma come si entra in un bosco in una bella giornata di sole. Bisogna che sia un'entrata affettuosa per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari, rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso ma come ospite, con riguardo, con venerazione: non per spossessarlo ma per tenergli compagnia, per aiutarlo a meglio conoscersi, per dargli consapevolezza di forze ancora inesplorate, per dargli una mano a essere se stesso. Nella lettura di un articolo m'imbatto in questa lunga citazione di don Primo Mazzolari (1890-1959), grande testimone di un cristianesimo vivo e profetico, «tromba dello Spirito Santo», come l'aveva definito Giovanni XXIII. Ripropongo anch'io queste parole nella giornata dedicata ai genitori di Maria, Anna e Gioacchino, patroni di coppie e famiglie. La lezione che don Primo ci offre riguarda, infatti, le relazioni tra persone. Bella è l'immagine antitetica della fortezza espugnata e del bosco attraversato. C'è appunto chi considera l'altro come terreno di conquista, da possedere e controllare, da plasmare secondo i propri desideri, da piegare togliendo tutto ciò che riteniamo inadatto ai nostri fini. Ma c'è, per fortuna, anche chi entra nel cuore dell'altro con rispetto, ne percorre l'anima per ammirarne e valorizzarne le doti, gli stringe la mano per camminare insieme. La lezione vale per tutti i rapporti, ma in modo particolare per i genitori, spesso tentati dall'amore possessivo sia reciprocamente (col rischio della gelosia), sia nei confronti dei figli senza sapere che, pur nascendo da loro, essi vengono da Dio e dalla vita e le loro anime non possono essere imprigionate.
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