E la chiamano estate Al mare con Quaranta
venerdì 7 agosto 2020
«Non sono le persone a fare i viaggi, ma sono i viaggi a fare le persone». Partendo da questo aforisma dello scrittore statunitense John Steinbeck ha preso il via mercoledì in seconda serata su Rai 2 E la chiamano estate, un programma in quattro puntate per raccontare le vacanze in patria degli italiani ai tempi del Covid-19, ma soprattutto per far conoscere e promuovere quattro località nostrane che meritano l'attenzione di viaggiatori e vacanzieri: il Salento, la Romagna, le Dolomiti del Trentino e la Sardegna. Ad accompagnarci in questo percorso agostano è il conduttore e autore radiofonico e televisivo Federico Quaranta, che i più hanno conosciuto a La prova del cuoco dove qualche anno fa ha condotto anche dieci puntate in sostituzione di Antonella Clerici. Con Quaranta condividono parzialmente la scena (due puntate a testa) Laura Forgia e Manila Nazzaro, quest'ultima reduce da Temptation Island. Volgarizzando Steinbeck si potrebbe dire che viaggiando s'impara, sempre che il viaggio sia fatto nei luoghi e nei modi giusti. E l'Italia in quanto a luoghi giusti non è seconda a nessuno. In quanto ai modi sta al viaggiatore saperli scegliere. Nel viaggio in Salento, primo territorio proposto da E la chiamano estate, Federico Quaranta fa la parte del leone percorrendo la costa adriatica da Lecce a Santa Maria di Leuca tra chiese, fortilizi, scogli e masserie, incontrando anche i musicisti del Sud Sound System e lasciando a Laura Forgia la costa ionica con Gallipoli e le “Maldive del Salento”. Insomma, l'autore conduttore ritaglia per sé il ruolo del viaggiatore, mentre relega a vacanziera la showgirl. E fa bene. Quaranta si muove con molta più disinvoltura e gli aspetti più interessanti del viaggio, che i due compiono separati per poi ritrovarsi sulla punta del tacco dello stivale dove i mari si confondono, sono quelli legati alla tradizione e alla cultura di una terra ricca di storia e di fede il cui simbolo può essere senz'altro la basilica santuario alla “fine del mondo”, all'ombra dell'imponente faro che indica la via ai naviganti: Santa Maria de Finibus Terrae, il sacro luogo in cui, come sta scritto sulla pietra, «agli umili è concesso il perdono, ai malvagi invece la rovina».
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