mercoledì 8 agosto 2012
«Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano».Antoine de Saint-Exupéry scrive queste parole semplici e incisive nella dedica al Piccolo principe, il suo capolavoro. Noi non possiamo cancellare il bambino che siamo stati. La perdita di quella creatura comporta la cessazione dello stupore, l'impossibilità di meraviglia, e, con il trascorrere del tempo, l'insorgere di un'angoscia fredda e inconsapevole, privata persino della disperazione e della rabbia che possono esplodere dall'angoscia, e vincerla. Spento in sé il bambino che fu, l'uomo si muove nel mondo convinto di sapere tutto, per poi rassegnarsi di fatto, passivamente, a non comprendere nulla. La necessità della sopravvivenza del bambino può essere però equivocata: un uomo non può giocare a vita con le figurine Panini (peraltro lodevoli) e piangere ogni volta che scoppia il tuono e il cielo lampeggia. Peter Pan è il modello negativo del bambino che non cresce mai, anche se ha barba, impiego e figli.Il bambino deve crescere, superare fasi di iniziazione, diventare prima ragazzo e poi, letteralmente, uomo: capace di assumersi le responsabilità della propria vita, cosa che non potremmo mai chiedere a un bambino. Ma nella sua vita responsabile non può cessare di stupirsi, divertirsi, incuriosirsi. Sognare e scoprire avventure.
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