giovedì 5 settembre 2002
Ci sono al mondo soltanto due classi di uomini: quelli che hanno e quelli che guadagnano. I primi si coricano, gli altri si agitano.Ieri parlavo di tre classi di persone definite dal Foscolo: i pochi che comandano, i tanti che servono, i molti che brigano. Voglio oggi continuare questa sorta di catalogazione con una nuova proposta. È un altro poeta a suggerirla, il francese Alfred de Vigny, più o meno contemporaneo di Foscolo. Nell'opera autobiografica Servitù e grandezza militari sulla sua lunga esperienza di ufficiale, egli distingue tra i pochi che nascono ricchi o che accumulano presto grandi fortune e i tanti che devono arrabattarsi tutta la vita per guadagnare qualcosa e sopravvivere.In modo più brillante un altro francese, Nicolas de Chamfort, autore moralista del '700, distingueva tra «quelli che hanno più pranzi che appetito e quelli che hanno più appetito che pranzi». Vorrei fissare l'attenzione su quel verbo, «agitarsi». Ovvio che sia giusto e doveroso impegnarsi per mantenersi e mantenere i propri familiari. Ma talvolta questo «agitarsi» diventa uno «smaniare»: non si ha mai tregua perché si vorrebbe sempre di più, perché si vorrebbe più del vicino, perché si vorrebbe più del necessario. E alla fine non è solo lo stress a colpirci ma la frenesia interiore a divorarci. Risuonano, allora, le parole di Gesù a Marta: «Tu ti preoccupi e ti agiti per troppe cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno» (Luca 10, 41-42).
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