domenica 31 dicembre 2006
Pace a colui che ha scritto e a chi legge. Pace a coloro che amano il Signore in semplicità di cuore. Ho vissuto una fetta importante della mia vita in mezzo a codici manoscritti preziosi e antichi. Ho, perciò, visto su quei fogli che non di rado il copista medievale, giunto al termine della sua fatica, apponeva al testo del Padre della Chiesa o del celebre autore classico da lui diligentemente trascritto una sorta di addio che aveva più o meno il contenuto di quello che ho sopra citato e che ho desunto da un codice contenente un testo patristico. È anche il saluto che vorrei mettere a suggello di questo e dei tanti (forse troppi) anni trascorsi insieme, aprendo ogni giornata con la comune riflessione attorno a un passo più o meno celebre, io scrivendo e voi leggendo. Giunto al tramonto di quest'anno, vorrei allora augurare anch'io - come l'ignoto e antico copista - la pace ai miei lettori e a me stesso. Ma soprattutto sarebbe bello se tutti insieme potessimo ottenere quella dote che illuminava il volto di quel lontano amanuense: la «semplicità di cuore». Sì, per avere la pace autentica e per poter amare veramente Dio non si dev'essere ricercati, pretenziosi, maliziosi e scaltri. Non si deve sgomitare per avere successo e ottenere i primi posti nella carriera. Non ci si deve ergere altezzosi, sprezzando gli altri. È, invece, decisivo, come aveva suggerito Cristo, essere limpidi e fiduciosi come i bambini; è importante coltivare i sentimenti freschi e intensi della famiglia; è fondamentale avere il cuore puro, l'anima schietta, la vita sobria, la parola sincera. Solo così si amerà Dio e ci si sentirà avvolti da quel velo luminoso che è la pace e la serenità dello spirito.
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