Il mercato delle meraviglie
Bisogna andarci quando c'è il sole, bisogna andarci presto: quando ancora gli ambulanti scaricano le ultime cassette, e vanno a bersi un caffè e a scaldarsi al bar dell'angolo. Ed ecco, alle nove il mercato rionale di un sabato milanese, con la luce del primo sole che filtra dai tendoni delle bancarelle, è uno spettacolo.
Benché ci sia andata mille volte, ancora mi incanto ai banchi della frutta. La più bella frutta del Sud si dà convegno qui: le clementine della Calabria e le prime fragole della Basilicata, disposte geometricamente come falangi di un esercito, splendono. E certe melanzane giganti, e certi rigogliosi cavolfiori, grandi come quelli sotto ai quali, una volta, si trovavano i bambini. Radicchio ligure fresco di taglio, e arance, su cui il sole della Sicilia ha stampato la sua impronta rosso sangue. Accanto, il pane di Altamura, roccioso, in forme giganti. E ancora in fila come soldati i ciclamini, rosa, eterei, ardenti. Ogni ben di Dio abbonda, ed è così bello, ogni frutto. Se ti fermi a guardarlo, tutto sembra un dono. A un banco vendono delle magliette già primaverili, in saldo. Un nugolo di donne di ogni età affonda le mani nel mucchio a cercare la misura, e chiedono a un'altra: «Secondo lei, mi sta?» Poi se ne vanno, con i capelli grigi e una nuova maglietta rosa. Sorrido: le donne sempre, e anche ora, che voglia di vita hanno, dentro. Quanto a me, mi sono innamorata delle zucchine dai fiori zafferano, ma non le so cucinare. Mi porto a casa il pane di Altamura, imponente, e le arance con il sole dentro. Ma, mi riprometto, torno, dopo. A rovistare nelle magliette da primavera, fra le donne, anch'io.
Benché ci sia andata mille volte, ancora mi incanto ai banchi della frutta. La più bella frutta del Sud si dà convegno qui: le clementine della Calabria e le prime fragole della Basilicata, disposte geometricamente come falangi di un esercito, splendono. E certe melanzane giganti, e certi rigogliosi cavolfiori, grandi come quelli sotto ai quali, una volta, si trovavano i bambini. Radicchio ligure fresco di taglio, e arance, su cui il sole della Sicilia ha stampato la sua impronta rosso sangue. Accanto, il pane di Altamura, roccioso, in forme giganti. E ancora in fila come soldati i ciclamini, rosa, eterei, ardenti. Ogni ben di Dio abbonda, ed è così bello, ogni frutto. Se ti fermi a guardarlo, tutto sembra un dono. A un banco vendono delle magliette già primaverili, in saldo. Un nugolo di donne di ogni età affonda le mani nel mucchio a cercare la misura, e chiedono a un'altra: «Secondo lei, mi sta?» Poi se ne vanno, con i capelli grigi e una nuova maglietta rosa. Sorrido: le donne sempre, e anche ora, che voglia di vita hanno, dentro. Quanto a me, mi sono innamorata delle zucchine dai fiori zafferano, ma non le so cucinare. Mi porto a casa il pane di Altamura, imponente, e le arance con il sole dentro. Ma, mi riprometto, torno, dopo. A rovistare nelle magliette da primavera, fra le donne, anch'io.
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