Marche al voto, la sfida è tra Acquaroli e Ricci

Urne aperte domenica dalle 7 alle 23 e e lunedì dalle 7 alle 15. Appello anti-astensionismo del vescovo di Macerata Marconi: «L'"urlo" di chi non si reca ai seggi favorisce gli interessi
September 26, 2025
Marche al voto, la sfida è tra Acquaroli e Ricci
ANSA | I sei candidati alla presidenza della Regione Marche: prima fila, da sinistra Francesco Acquaroli, Francesco Gerardi e Matteo Ricci; seconda fila da sinistra Claudio Bolletta, Beatrice Marinelli e Lidia Mangani.
Uno in treno e nelle piazze colorate da bandiere palestinesi, anche se domenica e lunedì si voterà “solo” per la Regione Marche. L’altro con il ministro della Salute Orazio Schillaci a spiegare come, durante gli anni della sua presidenza, ha «ridato speranza» ai marchigiani, soprattutto in tema di sanità e infrastrutture. Sono state due chiusure di campagna elettorale decisamente diverse, quelle dello sfidante Matteo Ricci (Pd), ex sindaco di Pesaro sostenuto da tutto il centrosinistra, e del governatore uscente Francesco Acquaroli (FdI), rappresentante della coalizione di centrodestra.
Quest’ultimo si è speso soprattutto per illustrare «il lavoro fatto in questi cinque anni, che è in discontinuità netta rispetto al passato e che rimette le Marche al centro delle dinamiche nazionali e internazionali». In particolare, ha assicurato, nel settore della sanità sarebbe «cresciuta la capacità di erogare prestazioni del 15%». Parole pronunciate proprio mentre il presidente nazionale del M5s, Giuseppe Conte, lo accusava di «non avere fatto niente» per le liste d’attesa. Schillaci, comunque, una mano al presidente uscente l’ha data, quando ha annunciato che un piano di «assunzioni di medici e infermieri» è allo studio insieme al titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ma le accuse, ovviamente, sono state reciproche. Per esempio Acquaroli ha spesso rimproverato al suo avversario di parlare della situazione a Gaza perché non avrebbe niente da dire per le Marche. Una critica che Ricci ha letteralmente rimbalzato: «Acquaroli è riuscito a non dire neanche una parola sulla tragedia di Gaza, anzi ha detto che lui si occupa di altro, come se occuparsi di bambini, civili, giornalisti e donne trucidate non sia un valore fondamentale». Così, bandiera palestinese in mano, alla stazione di San Benedetto del Tronto l’eurodeputato dem è salito sul “Treno per Gaza” e ha attraversato la regione, toccando cinque città fino a Pesaro e dedicando le ultime tappe del suo cammino elettorale «alle donne e agli uomini straordinari che in questi giorni sono sulla Global Sumud Flotilla».
Con pochissima scaramanzia, Ricci ha chiamato Acquaroli «il governatore quasi uscito», mentre nel centrodestra locale c’è fiducia nel successo del proprio candidato: «A sinistra sono in prede al panico», sorridono. Pur ammettendo a denti stretti che se l’ex primo cittadino di Pesaro dovesse riuscire a ribaltare i pronostici sarebbe «una bella botta» per la maggioranza di governo nazionale.
È per questo che le regionali marchigiane sono “osservate speciali” da Roma: è il primo di sei test regionali importanti (seguiranno Calabria, Toscana, Veneto, Puglia e Campania) che, tutti insieme, assumeranno inevitabilmente un significato politico nazionale.
Così la partita, nelle Marche, si è giocata colpo su colpo e tema su tema. Si diceva della sanità e dell’«isolamento infrastrutturale» da cui Acquaroli sostiene di aver trascinato fuori la regione, ma non sono mancati gli scontri sulla sicurezza dei cittadini e perfino sui sondaggi. Già, perché pur non potendoli più citare né pubblicare a ridosso del voto, nelle ultime ore ne è circolato uno, poi smentito dalla società a cui era stato attribuito. Perciò FdI ha presentato un esposto al Garante per le comunicazioni e alla Procura di Ancona.
Ma il tempo dei sondaggi, dei comizi e delle polemiche ormai è finito: sabato è la giornata del silenzio elettorale, riservata alla riflessione degli elettori. Domenica (dalle 7 alle 23) e lunedì (dalle 7 alle 15) si vota.
E contro lo spettro dell’astensionismo, ormai quasi una costante di ogni consultazione elettorale, ha voluto lanciare un appello il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi. L’invito, espresso durante la conferenza stampa di presentazione dell’Anno pastorale 2025-2026 in Diocesi, «è a scegliere tra le coalizioni, tra i partiti e infine tra i candidati chi sentiamo possa rappresentarci, altrimenti - ha osservato monsignor Marconi - credo che “l’urlo” di chi non si recherà alle urne continuerà a favorire gli interessi di pochi e a non consentire di risolvere i problemi che attanagliano la vita quotidiana delle persone».

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