Un corpo fragile
è il “nido”
di Dio

Dedicazione della Basilica Lateranense
November 5, 2025
Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Oggi Gesù entra nel tempio non come spettatore e neppure come un devoto distratto, ma come un figlio indignato, scandalizzato nel vedere la sua casa trasformata in un mercato. Me lo immagino con lo sguardo che si accende e le mani che sferzano; improvvisi e potenti sono i suoi gesti: tavoli rovesciati, monete che rotolano a terra, colombe che volano via. Potrebbe sembrare violenza cieca, ma è invece passione per ciò che è autentico e che è stato degradato. Porta aria in quel tempio Gesù, porta il suo respiro puro, vero, originario: libera lo spazio sacro dalle logiche del calcolo; ribalta i nostri compromessi; ci ricorda che tutto ciò che è sacro non si compra e non si vende. È gratis, come l’amore del Padre. Gesù fa spazio, riapre tutti i varchi, ogni più stretto passaggio affinché l’incontro con Dio non sia filtrato dal denaro, dal potere, dal possesso e non sia più sottomesso alle nostre logiche economiche. Libera Dio dalle gabbie in cui lo abbiamo chiuso, anche la gabbia fatta dalle mura di un tempio, di una cattedrale, di una chiesa. Dio è il vento che non si lascia intrappolare. E così le pietre diventano inutili, anche quelle che ci sono volute per costruire il tempio in tutto il suo splendore. Basta un corpo, fragile e amato, fatto di carne e di storia. È quello il suo tempio, il nido in cui raggiungerlo; la porta del sacro è il luogo dove batte la vita con il suo pulsare, è quello lo spazio in cui incontrarsi. Oggi Gesù ci rende custodi dell’intoccabile, dell’infinito: ci chiede di rovesciare i tavoli che ingombrano il nostro cuore, perché anche la nostra vita, il nostro cuore, la nostra società possono diventare un mercato dove tutto si compra e tutto si vende: affetti, amicizie, corpi ridotti a oggetti di scambio. Il gesto di Gesù, quel suo scagliarsi contro, ci ricorda invece che c’è qualcosa di non negoziabile, che in noi esiste un luogo da difendere e da liberare. Un luogo dove il finito e l’infinito si toccano. Sacro è tutto ciò che dovrebbe restare inviolabile: collocato, cioè, un po’ più in alto del resto delle cose, per fare in modo che non si sciupi, che non si degradi. Solo così il nostro cuore diventa il vero tempio dove la vita viene rispettata, difesa, onorata. Celebrata. «Nella vita, capite, non c’è gran scelta: o marcire o ardere». (J. Conrad).
(Letture: Ez 47,1-2.8-9.12; Sal 45; 1Cor 3,9-11.16-17; Gv 2, 13-22)

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