venerdì 8 luglio 2022
Nell’intervista alla Reuters il richiamo a scelte sbagliate «in buona fede». Nel processo vaticano l’imputato Tirabassi si difende: io raggirato
Il processo per i fondi della Segreteria di Stato

Il processo per i fondi della Segreteria di Stato - Ansa / Vatican Media

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Nel giorno in cui il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano riprende le udienze del processo legato al caso del Palazzo londinese di Sloane Avenue – con l’interrogatorio di Fabrizio Tirabassi, uno dei dieci imputati – la Reuters rilancia la quarta puntata della sua intervista a papa Francesco, dedicata proprio a questo tema.

Il Pontefice afferma di credere che le riforme finanziarie realizzate eviteranno in futuro scandali come quelli saliti alla ribalta delle cronache negli ultimi anni e come quello della compravendita del palazzo londinese. Per Francesco «la creazione della Segreteria per l’economia con persone tecniche, che capiscono, che non cadono nelle mani dei “benefattori”, o degli amici che puoi ti fanno scivolare, credo che questo nuovo dicastero, diciamo così, che ha nelle mani tutto il finanziamento, è una sicurezza sul serio nell’amministrazione. Perché prima l’amministrazione era molto disordinata».

Il Papa ha quindi fatto l’esempio di un capo sezione della Segreteria di Stato che doveva amministrate le finanze ma non essendo qualificato cercava, in buona fede, amici per dargli una mano. «Ma delle volte gli amici non erano la Beata Imelda e così succedeva quello che è successo», ha quindi commentato citando Imelda, una ragazza del XIV secolo che è esempio di purezza. «(La colpa era) – ha detto ancora il Papa – l’irresponsabilità della struttura, in quel momento, che dava la responsabilità a una persona buona che era lì perché aveva il posto che aveva. E questo non sapeva (di cose finanziarie) e doveva chiedere l’aiuto fuori senza controlli sufficienti da dentro. Non era matura, l’amministrazione». Francesco ha concluso ricordando che «quest’idea per la Segreteria per l’economia è nata dal cardinal Pell. È stato lui il genio».

Nell’interrogatorio di ieri Tirabassi ha ribadito di essere «stato raggirato dall’avvocato Nicola Squillace e da Gianluigi Torzi». «Davanti al sostituto monsignor Pena Parra – ha aggiunto – ho puntualizzato la mia responsabilità, dichiarando di non aver capito la situazione ed essere aperto a qualsiasi decisione volesse prendere nei miei confronti». Al termine dell’udienza i suoi legali hanno sottolineato che l’interrogatorio «dimostra che la fase finale della vicenda, compresa la decisione di pagare sia Mincione che Torzi. è stata eseguita con la piena approvazione dei vertici vaticani». L’interrogatorio di Tirabassi continuerà il 14 e 15 luglio. Oggi viene ascoltato in udienza l’avvocato Nicola Squillace.

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