
Papa Leone XIV parla agli operatori della comunicazione - Ansa
La comunicazione sia un servizio alla verità. Così papa Leone XIV si è rivolto questa mattina agli operatori dei mass media, che hanno seguito gli eventi della morte di Francesco, il Conclave e la sua elezione, ricevuti nell'Aula Paolo VI. Rivolgendo anche un appello per la liberazione dei giornalisti imprigionati per motivi di servizio. Proprio nella giornata in cui ha anche avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività - ha auspicato citando Francesco -. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole - ha aggiunto - e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana».
Nel discorso il Papa ha più volte fatto riferimento all'etica dell'informazione. Ma soprattutto ha fatto appello all'etica personale. E citando sant'Agostino, ha detto: «Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi».
Leone XIV quindi citato la beatitudine degli operatori di pace. «Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti - ha rimarcato - e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla». La pace per il Papa, «comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra».
Interrotto da numerosi applausi, il Pontefice ha ricordato i giornalisti in sofferenza. «Permettetemi allora di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato e raccontato la verità, e di chiederne la liberazione. La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa».
Infine ancora un appello alla verità dell'informazione. «Uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa». Oggi, ha aggiunto, «una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi».
Alla fine del suo discorso, Leone XIV è sceso tra gli oltre seimila giornalisti presenti, salutandone alcuni con sorrisi e strette di mano. È stata anche l'occasione per rapidi scambi di domande e risposte. Quanti ai suoi primi viaggi, ad esempio, ha confermato che è in preparazione quello a Nicea, già programmato da Francesco. Mentre non crede di tornare presto negli Stati UNiti e in particolare a Chicago. Ma di fronte alle notizie sull'aumento di fedeli nella cattedrale della sua città natale, dalla fumata bianca in poi, papa Prevost ha detto di essere «contento». Una simpatica battuta anche sul tennis, suo sport preferito. Alla richiesta di una giornalista per organizzare una partita di tennis di beneficenza per le Pontificie Opere Missionarie, ha risposto «Certo va bene». «Io porto Agassi» (ex numero uno al mondo qualche anno fa, statunitense, ndr), ha insistito la giornalista scherzando. Leone XIV ha replicato «Basta che non porti Sinner», giocando sul doppio senso, sia perché l'italiano è l'attuale numero uno del mondo e sia perché il suo cognome in inglese significa "peccatore".
La telefonata con Zelensky
A margine dell'udienza, il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha confermato che in mattinata c'è stato un contatto telefonico tra il Papa e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, senza però specificare di chi sia stata l'iniziativa della chiamata, né fornire alcuna informazione sui contenuti del colloquio. Da parte ucraina, invece, il presidente Zelensky ha fatto sapere di aver ringraziato il Papa per le sue parole di ieri al Regina Caeli e aver apprezzato la necessità di raggiungere una pace giusta e duratura per il nostro Paese e il rilascio dei prigionieri. Nel corso della telefonata si è parlato delle migliaia di bambini ucraini deportati dalla Russia. L'Ucraina conta sull'aiuto del Vaticano per riportarli a casa dalle loro famiglie, ha fatto sapere il presidente ucraino. «Ho informato il Papa dell'accordo tra l'Ucraina e i nostri partner - ha aggiunto in un messaggio su X - , secondo cui, a partire da oggi, deve iniziare un cessate il fuoco completo e incondizionato per almeno 30 giorni. Ho anche ribadito la disponibilità dell'Ucraina a ulteriori negoziati in qualsiasi formato, compresi colloqui diretti – una posizione che abbiamo ripetutamente sottolineato. L'Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per riuscirci. Ora attendiamo passi analoghi dalla Russia. Ho invitato Sua Santità a compiere una visita apostolica in Ucraina. Una visita del genere porterebbe vera speranza a tutti i credenti e a tutto il nostro popolo. Abbiamo concordato di rimanere in contatto e di organizzare un incontro di persona nel prossimo futuro».
Sempre in mattinata, come riportato dal Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede il Pontefice ha ricevuto il cardinale Baldassare Reina, suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma.