martedì 20 novembre 2012
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L'infanzia con i suoi diritti, dimenticati o disconosciuti, con la sua bellezza e la sua forza, farà irruzione oggi, 20 novembre, alla Camera e al Senato in occasione della 23° Giornata che celebra l’affermazione e la tutela dei diritti delle persone di età minore avvenuta a New York nel 1989 per iniziativa dell’Assemblea Generale dell’Onu. Nelle stesse ore, per una coincidenza davvero felice, sarà presentato alla stampa 'L’infanzia di Gesù', ultimo volume dell’opera di Benedetto XVI sulle ragioni della fede e la figura di Gesù. L’iniziativa parlamentare, rompe un 'silenzio assordante' delle Istituzioni sul tema dei minori e richiama il governo a mettere rimedio a un’assenza di politiche per l’infanzia che, in realtà, si traduce nell’incapacità di investire su un progetto vincente di Paese e di concorrere a costruire un futuro migliore.Mai come oggi, in Italia e nel mondo, i diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti sono stati messi in discussione, a partire da quello fondamentale della loro stessa vita: in Siria, in Palestina, in Sahel, le loro esistenze vengono cancellate o ferite dalla violenza e dalle armi degli adulti. Mai come oggi dobbiamo constatare che la Convenzione, la cui straordinaria forza innovatrice discende dall’affermazione secondo cui il principio guida di ogni decisione degli adulti deve rispettare il «superiore interesse del minore», resta in larga parte inattuata.Tra i diritti fondamentali negati, quello all’educazione: il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli ci dice che sono circa 93 milioni i bambini nel mondo che non vanno a scuola. In Italia le persone di età inferiore ai 18 anni rappresentano il 17% dei cittadini: 10 milioni e 837mila persone che non votano, non appartengono a lobby in condizione di far pressione sui governanti del mondo, non hanno sindacati e non possono costituirsi in corporazioni. La drammatica crisi che scuote le famiglie italiane sta facendo precipitare un numero troppo grande di loro nella povertà. L’Ocse rivela la presenza in Italia di un tasso di povertà molto elevato: il 15% di bambini e adolescenti vive in famiglie con redditi inferiori alla media nazionale.L’Istat ci dice che in Italia sono un milione e 876mila le persone di minore età a vivere in famiglie povere e 653mila quelle che vivono in condizione di assoluta deprivazione. Quale altra cosa può cambiare il destino di un bambino quanto la scuola? Eppure sono troppi in Italia i minori che non riescono a cambiare la propria vita grazie all’istruzione: in Sicilia sono il 26%, in Sardegna il 23,9%, in Puglia il 23,4%. l’Italia investe il 4,7% del proprio Pil in istruzione, contro una media Ocse del 5,8%. I più giovani cittadini italiani pagano anche il costo dei tagli al welfare municipale.C’è, infine, il tema dei minori stranieri. Di quelli non accompagnati affidati a comunità alloggio che devono fare i conti con i tagli e le preoccupazioni degli amministratori locali impegnati a far quadrare i conti e molto meno a rispettare il diritto internazionale che ci impone di accoglierli. Ma anche di quelli che siedono ogni giorno nel banco di scuola accanto all’amico italiano e che non riescono ad acquisire la cittadinanza. La legge italiana sulla cittadinanza è stata pensata quando nascevano da immigrati 3.000 bambini all’anno. Oggi ne nasce lo stesso numero in un paio di settimane. La Caritas ci ricorda che nel 2010 in Italia si sono registrate 66mila acquisizioni di cittadinanza, in Gran Bretagna 195mila. Nel 1992, l’anno del varo della legge sulla cittadinanza, c’erano in Italia poco meno di 800mila stranieri. Oggi sono 5 milioni. Siamo un altro Paese. Per questo siamo chiamati a fare nuove leggi. E queste leggi non possono che partire dai bambini, dalle bambine e dagli adolescenti, da un grande investimento sulle loro vite. Sono loro la nostra speranza, il nostro domani, nella loro felicità troveremo la nostra.
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