Un vero scudetto a Pioli gradino dopo gradino
martedì 24 maggio 2022

Qualcuno, affettuosamente, lo aveva soprannominato Padre Pio-li, ma fedeli al proverbio 'scherza coi fanti e lascia stare i santi' diremo subito, e a scanso di equivoci, che lo scudetto del Milan guidato dall’allenatore emiliano non è frutto di un miracolo, ma di cose umanissime come la cultura del lavoro, l’applicazione, l’ingegno che fa trovare soluzioni anche in apparenti vicoli ciechi, la determinazione e soprattutto la capacità di fare squadra. A ogni livello. Non solo tra il mister e i giocatori in campo, ma anche tra area tecnica e dirigenti (fondamentale il ruolo di Paolo Maldini e di Frederic Massara, il ds). E tra dirigenti e proprietà. Tutti uniti intorno allo stesso progetto: ritornare ai livelli da Milan, valorizzando i giovani, spendendo il giusto per calciatori di esperienza funzionali al proprio gioco ed evitando di comprare le cosiddette 'figurine', cioè elementi da vetrina e dal costo spropositato.

Per questi motivi, il 19esimo tricolore del Milan è una vittoria sinfonica, in cui tutti gli strumenti hanno suonato la propria melodia, ma che alla fine ha restituito un’armonia complessiva persino superiore alla somma del valore dei singoli. Riconosciuto lo scenario, ci sia permesso, però, tributare il giusto merito al direttore di questa orchestra vincente. Pioli ci ha messo molto del suo, come un bravo chef che non ha bisogno di ostriche e caviale per cucinare piatti prelibati.

Quando la sua panchina era traballante (in società, nel 2020, si è ragionato per diversi mesi di un certo Ralf Rangnick, prego verificare i suoi risultati al Manchester United) non si è disunito e anzi a furor di punti è riuscito a far cambiare idea all’ad Ivan Gazidis e alla famiglia Singer. Quando ha dovuto allenare un gruppo di giovani apparentemente senza futuro, non si è scoraggiato, anzi ha fatto di tutto per farli crescere ed esaltarne le potenzialità (guardate cosa sono diventati oggi Calabria e Kalulu).

E quando è arrivato l’indiscusso fuoriclasse, ancorché avanti negli anni, non si è messo di traverso a Zlatan Ibrahimovic (alcuni suoi colleghi lo hanno fatto rispetto a giocatori simbolo di altre squadre, con esiti disastrosi), ma anzi ha stretto con l’asso svedese (unico superstite del titolo di 11 anni fa) un’alleanza che ha dato i suoi frutti nelle partite e nello spogliatoio. Durante l’annata vincente poi Pioli non si è tirato indietro neanche quando ha dovuto fare le nozze coi fichi secchi, anche a causa di qualche infortunio di troppo.

Non risultano agli atti sue lamentele per le mancate sostituzioni di Chalanoglu la scorsa estate, e di Kjaer, vero fulcro della difesa, dopo l’infortunio al crociato di novembre, come pure per la scelta di un’ala destra (Messias) non certo da urlo. E non si sono sentiti piagnistei, né suoi, né tanto meno della società, per i comprovati errori arbitrali che hanno tolto al Milan cinque o sei punti. Al contrario ognuna di queste circostanze è diventata l’occasione per studiare soluzioni tattiche innovative o adattamenti di ruolo per giocatori alla fine risultati determinanti, Tonali quasi punta su tutti. Così alla capacità di fare squadra si è aggiunta anche una nota di umiltà che ha chiuso il gap con altre rose, a detta degli esperti superiori a quella dei rossoneri, e ribaltato i pronostici.

Questo mix di valori, incarnato da Stefano Pioli e da tutta la società rossonera, è anche la ragione per cui, a fronte del risultato vincente (ma lo stesso si potrebbe dire anche per la salvezza ritenuta 'impossibile' della Salernitana di mister Nicola, non nuovo a simili imprese, la prima volta fu cinque anni fa con il Crotone) non è lecito ricorre a metafore di eventi soprannaturali. È uno scudetto, quello del campionato italiano 2021-2022, che parla di fatica e di impegno, di umiltà e dedizione, di intesa e di aiuto reciproco. Per cui bisognerebbe esportarne la lezione in ogni ambito del lavoro e della vita. Dice, questa vittoria, che da soli, se va bene, si possono vincere alcune partite. Ma che per arrivare allo 'scudetto' bisogna saper giocare di squadra, valorizzando i talenti di ognuno. Altro che miracolo. È stata una scala salita gradino dopo gradino. Una scala a Pioli.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: