venerdì 16 gennaio 2009
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Dedicare un anno all’astronomia significa da un lato recuperare una realtà, il cielo stellato, che gli inquinamenti e le distrazioni dell’uomo hanno contribuito ad allontanare sempre più dalla vita di tutti i giorni; dall’altro, aiutare l’uomo a recuperare quell’apertura all’infinito che fa parte della sua stessa natura. E dietro alla scelta di impegnare, a partire da ieri, dodici mesi per rievocare i progressi di questa disciplina c’è il ricordo di un gesto, di un gesto semplicissimo, quasi banale, di Galilei che nel 1609, esattamente quattro secoli fa, decise di utilizzare il cannocchiale in maniera diversa da quella che si pensava essere la sua funzione principale. Durante una notte, affascinato dalla magnificenza del cielo stellato, gli venne l’idea di non utilizzare il tubo del cannocchiale parallelamente alla superficie terrestre per vedere le cose lontane, ma decise – per una di quelle intuizioni che hanno solamente i grandi uomini – di ruotarlo di novanta gradi per puntarlo verso il cielo. E quel cannocchiale puntato verso il cielo aveva tutto l’aspetto di un cannone puntato contro antiche credenze che mandava in frantumi la 'fabbrica' aristotelico-tolemaica dei cieli inaugurando una pagina nuova nella storia della scienza. In questi quattro secoli, ma soprattutto negli ultimi cinquant’anni, l’astronomia – aiutata da una robusta tecnologia – ha compiuto passi da gigante aprendo scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili. L’uomo ha messo in orbita satelliti artificiali, ha inviato nel sistema solare sonde che hanno studiato da vicino pianeti ritenuti irraggiungibili e proprio quarant’anni fa, nel luglio del 1969, è sbarcato sulla Luna. Le ultime teorie cosmologiche, inoltre, hanno spiegato e giustificato il grande film dell’universo, partito circa 15 miliardi di anni fa con il 'Big Bang'. Un 'Big Bang' la cui causa è ancora avvolta dal mistero. Nessuna teoria, infatti, è oggi in grado di spiegare 'perché' si sia verificato questo evento che potremmo interpretare come il fiat lux della creazione. I cosmologi hanno anche definito questo atto circoscrivendolo in un intervallo temporale talmente esiguo che nemmeno riusciamo ad immaginare. Lo hanno chiamato 'tempo di Planck' e si esprime con un numero decimale che ha ben 42 zeri dopo la virgola. Ecco, l’anno dell’astronomia significa anche avvicinare l’uomo a questi misteri e a renderlo consapevole dei propri limiti. E in tempi in cui c’è gente che non trova di meglio che addobbare gli autobus con scritte inneggianti alla superflua esistenza di Dio, l’anno dell’astronomia potrebbe indurre l’uomo e la sua ragione a guardare anche oltre le lenti e gli specchi dei telescopi per cogliere l’esistenza di una realtà superiore e ordinatrice. Cicerone scriveva nel De natura deorum che non riusciva a capire la regolarità nelle stelle senza una mente, una ragione, una saggezza. L’ordine, dunque, presuppone una mente ordinatrice. E la contemplazione della volta celeste aiuta sicuramente a scoprirla.
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