mercoledì 10 ottobre 2012
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Con l’adesione dell’Italia sono undici gli Stati favorevoli a far partire il processo di cooperazione rafforzata per introdurre una Tobin Tax nell’Unione Europea. È stato, dunque, superato il numero minimo di nove che consentirà l’avvio dell’iniziativa nel perimetro ristretto di quei Paesi. Undici Stati, con un ritardo di (più o meno) undici anni sul "calendario" che anche da queste colonne era stato auspicato. E i "grandi" d’Europa ci sono tutti: Germania e Francia in testa. Meglio tardi che mai, era ora.L’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie non è la panacea di tutti i mali, ma una tappa fondamentale – simbolica e allo stesso tempo concreta – per risolvere il principale problema dell’economia globalizzata: quello del rapporto squilibrato tra finanza, economia, politica e società. Problema principale se non altro per la grandezza delle cifre coinvolte poiché per "tamponare" la falla della crisi finanziaria globale è stata spesa sinora una cifra tra i 3 e i 7 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari a seconda dei metodi di stima utilizzati. La tassa produrrà un gettito tra i 55 e i 60 miliardi di euro secondo le stime Ue se applicata in tutti Paesi membri (un gettito che ora andrà ricalcolato sul perimetro ristretto dei Paesi favorevoli). E renderà, di fatto, non più profittevole il trading ad alta frequenza che rappresenta una modalità nella migliore delle ipotesi "scarsamente produttiva" per utilizzare le ingenti risorse finanziarie che circolano nel pianeta. Un euro nella slot machine degli algoritmi di trading automatici che fanno tantissime piccole operazioni (appunto non più profittevoli con la tassa) può contribuire ad approfondire le bolle speculative e arreca benefici assai limitati in termini di maggiore liquidità complessiva del sistema. Lo stesso euro usato per altre destinazioni come la capitalizzazione di istituzioni finanziarie che operano in contesti difficili (microfinanza, emergenze post-calamità) può generare tra i 15 e i 20 euro (se includiamo effetto leva e rendimenti dei progetti finanziati) di valore contribuendo a sviluppo e pari opportunità.Si afferma finalmente in maniera importante il principio che i mercati finanziari non sono una "moral free zone" (una zona libera dalla morale) nella quale l’unico principio da applicare sarebbe quello dell’efficienza. E si ristabilisce un’elementare e morale verità, e cioè che il principio dell’efficienza va temperato con quelli, fondamentali, di equità e di precauzione. A questo primo passo devono necessariamente seguire la definizione e lo sviluppo di tutte quelle altre misure che le varie istituzioni internazionali hanno indicato come necessarie per superare la crisi quali la separazione tra banca commerciale e banca d’affari (che infatti in Paesi come il Canada ha contribuito a prevenire la crisi finanziaria), una vera azione antitrust sui mercati dei derivati, regole più semplici e meno facilmente aggirabili sui limiti all’indebitamento delle istituzioni finanziarie. Raggiunto un primo risultato importante, prosegue adesso il dibattito sull’utilizzo dei fondi che si otterranno attraverso la Tobin Tax. Nell’ottica dei Paesi che hanno lanciato l’iniziativa, devono rappresentare una fonte importante per il bilancio comunitario. Per la vasta rete di organizzazioni della società civile che ha lavorato con determinazione per arrivare a questo risultato (la "campagna <+corsivo>Zerozerocinque<+tondo>") devono essere almeno parzialmente destinati a «obiettivi di bene comune globale», come la cooperazione allo sviluppo e l’impegno contro i cambiamenti climatici.Una felice dialettica, resa possibile da una scelta attesa davvero a lungo. Montesquieu direbbe che nel mondo attuale, nella nostra società globale, l’equilibrio dei poteri dipende dai rapporti tra finanza, istituzioni politiche e società civile. Le notizie di oggi fanno ben sperare sulla possibilità di raggiungere finalmente questo equilibrio. Con un passo avanti fondamentale in direzione di una maggiore efficienza per il bene comune.
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