venerdì 22 maggio 2015
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​Nella giornata di mercoledì una parte dei documenti ritrovati nel rifugio di Osama Benladen sono stati resi pubblici dall’amministrazione americana. In una lista dettagliata diffusa dal governo americano compare un breve articolo scritto da me e un collega docente universitario, Andrea Locatelli, nel gennaio del 2005 intitolato «Pushing the Prize Up. A Few notes on al-Qaeda’s reward Structure and the Choice of Casualties». L’idea, che ho successivamente approfondito in ulteriori pubblicazioni scientifiche, interpretava Benladen come l’organizzatore di una specie di gara tra gruppi terroristici diffusi a livello mondiale. In questo ruolo, si immaginava Benladen premiare ex-post il terrorista più bravo ed efficace nel colpire obiettivi occidentali piuttosto che pianificare personalmente l’ondata di violenza e terrore che andava diffondendosi in alcuni Paesi. Il pericolo sembrava essere quindi che al-Qaeda sostenesse una specie di gara permanente spingendo gruppi auto-organizzati ad attivarsi e a perfezionarsi al fine di vincere questa competizione divenendo quindi sempre più brutali e sanguinosi.Secondo questa interpretazione, al-Qaeda era quindi un nemico difficile da individuare e combattere secondo i metodi tradizionali poiché essa cresceva in maniera spontanea e non coordinata. Inoltre, nonostante fosse già diffusa l’opinione che essa non avesse una forma tradizionale, stabile e perfettamente identificabile, l’idea della competizione tra gruppi aggiungeva imprevedibilità in merito alle possibili evoluzioni. Più importante era il fatto che questa tesi non era evidentemente in linea con i sostenitori del "terrorismo di Stato" che ha fornito una giustificazione alla War on Terror (Guerra al terrore) lanciata dall’amministrazione guidata da Goerge W. Bush e di cui oggi, purtroppo, vediamo i frutti.Che effetto fa sapere che Benladen mi leggeva? La prima reazione è pensare di aver ricevuto una conferma, per quanto peculiare, in merito alla bontà di quell’intuizione. Se essa fosse stata una sciocchezza clamorosa, l’uomo più ricercato del mondo per aver scatenato il terrorismo globale non l’avrebbe di certo conservata tra i suoi documenti. L’articolo era stato pubblicato solamente on line su una rivista autoprodotta. Deve essere stata necessaria una ricerca approfondita sul web per trovarlo e la copia che egli conservava doveva essere di pochi fogli stampati. In secondo luogo, fa riflettere che quel breve articolo fosse stato elaborato basandosi non solo su una necessaria conoscenza del fenomeno del terrorismo, ma anche sulla capacità di utilizzare delle analogie con ambiti apparentemente molto lontani.Vi sono quindi casi in cui l’avanzamento della conoscenza e la produzione di idee utili a spiegare la realtà, possano nascere anche dalla integrazione e la contaminazione tra diverse discipline. La complessità dei conflitti degli ultimi anni e delle loro conseguenze impone, in particolare, a ricercatori e policy-maker l’obbligo di accettare una sfida di elaborazione e interpretazione che non sia legata esclusivamente a soluzioni passate e di cui spesso acriticamente tendiamo ad accettare la validità.
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