Quei cento e più morti affogati che non sono più dei "nostri"
domenica 28 luglio 2019

C’è stato un grande naufragio nel Mediterraneo: i morti annegati si calcolano in oltre 100, i tratti in salvo oltre 120. Non è una notizia da prima pagina? Non è la notizia d’apertura? Se con la principale notizia il lettore inaugura la sua giornata, e trova il senso della storia che sta attraversando, l’annegamento di un centinaio di migranti, nel tentativo di uscire da un continente ed entrare in un altro, non è la chiave per capire il più grande evento del nostro tempo, lo spostamento dei popoli, l’abbandono di continenti? E se questa notizia non è nella prima pagina di un grande giornale, dove lascia lo spazio alla litigata tra due ministri, non significa che per quel giornale la morte tragica di cento miserabili del Terzo o Quarto Mondo conta meno dello scontro verbale di due nostri governanti?

Sto cercando di dare al lettore una spiegazione sul perché queste catastrofi avvengono, perché non smettono, perché non riusciamo a renderle impossibili. Il fatto che in un nostro importante giornale finiscano a pagina 11 è una sufficiente spiegazione: i grandi naufragi si ripetono perché per noi non contano niente. Ci sono dieci pagine di cronache che per noi contano più di cento morti.

Un ministro leghista è stato sprezzante verso il presidente del Consiglio. Hanno urlato, hanno pregato, hanno pianto, i cento che annegavano nel Mare Nostro? Li ascolteremo a pagina 11, intanto ascoltiamo gli sfottò da ministro a ministro nel nostro governo. Dei cento che sono morti, alcuni o tanti sono morti pazzi o in delirio? Può darsi, ma intanto pensiamo a quanto soffrono i turisti e i residenti nella Parigi che tocca i 40 gradi. Parigini e turisti sono 'i nostri', i morenti nel Mediterraneo sono 'gli altri'. Si può fermarli questi naufragi? E come? I giornali non si pongono la domanda, si pongono un’altra domanda: 'Salvini si può battere?'. La risposta è 'Sì', e la spiegazione s’allunga a tutta pagina: 'Ecco come'.

Questo giornale, che state leggendo, aveva la notizia del mega- naufragio al centro della prima pagina. Dove doveva essere. Nessun uomo è un’isola, e se è vero che chi salva un uomo salva un mondo, se muoiono cento uomini muoiono cento mondi. Abbiamo avuto fretta di liquidare quei cento mondi perduti. Come se non contassero niente. Se non contano niente, possiamo perderli con facilità, con indifferenza.

Questa indifferenza rende possibile, anzi facile, lo stillicidio dei mini-naufragi, ce ne sono ogni settimana, piccole barchette con poche persone che non arrivano a destinazione e nessuno ne sa niente, né là dove son partite né là dove dovevano arrivare, dunque spariscono ed è come se non fossero mai esistite. Ma questa indifferenza rende possibile anche il, per fortuna raro, mega-naufragio, con cento morti o più, ingoiati dalle acque, non sappiamo come e perché.

Il non-sapere facilita il non-ricordare, il non conservare. Questo mega-naufragio non c’è nel nostro cervello. Il nostro cervello è sgombro. Pronto per ricevere un altro grande naufragio, e liberarsene in fretta.

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