Gli errori di «governo» del Pd e i voti di coscienza degli italiani
sabato 17 marzo 2018

Gentile direttore,
mio padre diceva che nella cabina elettorale «Dio ti vede». Erano i difficili anni del dopoguerra, dove la giovane e bella democrazia italiana muoveva i primi passi, che gli faceva dire queste cose. Al di là delle motivazioni partitiche questa espressione ha un che di verità. Mi riferisco al segreto della coscienza. Coscienza che non sopporta l’ipocrisia, l’ambiguità e l’andare contro la legge naturale. Per entrare subito nel concreto di queste giornate post elettorali si può fare una osservazione sul calo di consensi del Partito Democratico che ha guidato il Paese con i governi Renzi e poi Gentiloni. Eppure alcuni risultati sull’economia ci sono stati, gli 80 euro al mese hanno sollevato un poco i carichi famigliari, il canone tv ripartito in dodici mesi è accettato meglio... Ma non è bastato al Pd per avere successo. Renzi ha insistito su altri risultati che, secondo lui, sono stati molto importanti e attesi da decenni. Mi riferisco soprattutto alle tematiche etiche, che non sono per niente ininfluenti sull’esito di un voto politico generale. Proprio riguardo al segreto della coscienza cui accennavo, sopra. Il divorzio breve, le unioni civili, le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) sono norme che hanno tenuto impegnato il Parlamento per mesi e lo hanno contrapposto a una gran parte dell’opinione pubblica che non le voleva. La maggioranza degli italiani, come tutti i sondaggi dicevano, non sentiva l’esigenza di leggi su queste tematiche, sapendo bene che la Costituzione veniva già incontro anche a queste “modernità”. Ma Renzi ne ha voluto fare una battaglia personale, spingendo l’acceleratore, mettendo in pericolo persino il diritto intangibile all’obiezione di coscienza. Nel segreto della cabina elettorale i temi etici hanno notevole peso, mi creda. Ne sa qualcosa l’ex presidente francese Hollande, e il governo croato e lo stesso Obama, ma anche la cancelliera Merkel. Penso che il cosiddetto voto “di protesta” non sia sufficiente per giustificare la débâcle dei partiti di sinistra in Italia e in Europa.
Gabriele Soliani, Reggio Emilia

La sua conclusione, caro dottor Soliani, ricalca un “consiglio” che diedi a Matteo Renzi in un editoriale pubblicato il 27 maggio 2014 all’indomani del grande successo elettorale ottenuto alle Europee, quando con il suo Pd conquistò circa il 41% dei consensi. Il consiglio era quello di evitare di commettere «errori simili a quelli che così cari sono costati, in Francia, ai socialisti di Hollande». Non era facile, ed evocavo infatti le difficoltà molto interne al partito di cui era leader. Ma era ben possibile, e per quel che vale anch’io da queste pagine ho provato a indicare almeno alcune buone direzioni di marcia e di legislazione. È andata come sappiamo.



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