lunedì 21 marzo 2016
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Caro direttore,
l’agenzia Ansa ha pubblicato una notizia dal titolo: «A Milano statua dedicata a scienziato croato Boscovich». E nonostante le segnalazioni non l’ha voluta correggere. Eppure attribuire la “cittadinanza croata” a Ruggero Boscovich suona come un’offesa, persino feroce, all’identità del popolo di lingua italiana della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume, del Quarnaro e della Dalmazia. Boscovich nacque nel 1711 nell’allora Repubblica di Ragusa, ritenuta la quinta repubblica marinara italiana. Ragusa di Dalmazia rientrava in pieno in quella nazione dalmata che nel corso dell’Ottocento Niccolò Tommaseo, autore del primo dizionario dei sinonimi e dei contrari della lingua italiana e corrispondente epistolare di Alessandro Manzoni sulle questioni della lingua italiana, tratteggiò come capace di uniformare i vari gruppi etnici presenti sul litorale orientale dell’Adriatico aventi peraltro l’italiano come lingua franca. Essendo l’illustre letterato nato a Sebenico, ancora in Dalmazia, vogliamo considerare anch’egli croato? In realtà l’odioso “esproprio culturale” è un’abitudine che è stata teorizzata da Andre Jutrovic insigne storico della letteratura croata che nel 1969 esprimeva come «gli scrittori della Dalmazia che nel passato scrissero le loro opere in lingua italiana devono essere inseriti nella nostra letteratura e nella nostra storia nazionale» poiché essi sono «scrittori croati di lingua italiana». E con tale metodo si è dato luogo a questo “esproprio” in maniera tale che nomi quali: Marco Polo, Giorgio Orsini, Andrea Meldola, Francesco Patrizi e tanti altri, si sono trasformati in: Marko Polo, Juraj Dalmatinac, Andrija Medulic, Frane Petric, e cosi via. Ma se questo è il criterio, allora sarebbe giusto dire che Italo Calvino, nato a l’Avana, è un insigne scrittore cubano di lingua italiana! Il concetto di Memoria per la quale le Istituzioni repubblicane riservano particolare attenzione nella nostra società civile al fine di evitare catastrofi già avvenute in passato, è qualcosa di concreto, non vago ed etereo. Talmente concreto che è possibile farne esperienza nelle opere della scienza e dell’arte realizzate da centinaia di personaggi di lingua italiana della cultura istriana e dalmata. Proprio per “questo” concetto di Memoria chiediamo di non far morire una seconda volta la storia e l’identità di una parte di Nazione rappresentata dagli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia e suscita sgomento doverlo gridare ancora una volta, a settant’anni di distanza, ad una Nazione così incurante nel riaprire ferite, indifferente circa il valore dell’identità e così (volutamente) distratta.
Antonio Ballarin
 
Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.
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