venerdì 24 ottobre 2008
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Si allarga ancora il "club dello spazio". Dopo Stati Uniti ed ex Urss erano arrivati Cina e Giappone. Ora tocca al quinto membro. Chi pensa all’India come alla terra degli elefanti bianchi, delle tigri o – soprattutto – della grande e diffusa povertà sarà certo stupito di fronte all’impresa che annovera questa nazione fra i conquistatori della Luna. Dalla base di Srihakot, nello Stato meridionale dell’Andra Pradesh, un razzo di 44 metri e del peso di 316 tonnellate interamente costruito nel Paese ha portato in orbita la sonda "Chandrayaan 1" (Chandra significa "Luna") che orbiterà attorno al nostro satellite per due anni, trasmettendo dati e immagini prima di rilasciare una sonda per analizzare la superficie. Il lancio è perfettamente riuscito e l’impresa è stata annunciata al mondo da Mylswamy Annadurai, direttore del progetto, con un linguaggio degno della patria del poeta Tagore: «Il nostro bambino è sulla strada della Luna». Erano presenti al grande evento più di mille scienziati, che nella sala di controllo hanno dato sfogo alla loro comprensibile gioia per la riuscita dell’esperimento, considerato un momento storico per un Paese che ha dato alla fisica ben due premi Nobel: C.V. Raman, il quale ha legato il suo nome a un famoso "effetto" che si verifica nei fotoni, e S. Chandrasekhar, per studi sull’evoluzione stellare. Prima del lancio, gli stessi scienziati che hanno brindato al successo si erano recati a visitare un tempio induista per invocare l’aiuto divino. Fra qualche settimana, l’8 novembre, scenderà sul suolo lunare il Moon Impact Probe, un modulo che studierà le caratteristiche del terreno grazie a una decina di strumenti (cinque indiani, tre europei, due della Nasa e uno bulgaro) e sul quale è stata issata la bandiera indiana. Ma lo scopo principale della missione è la ricerca del cosiddetto "elio-3", rarissimo sulla Terra e presente invece in maniera abbondante sulla Luna anche se non è facile estrarlo. L’attenzione verso questa varietà di elio è dovuta al fatto che "elio-3" è considerato una importantissima fonte di energia per il futuro se utilizzato nella fusione nucleare. L’impresa rafforza ovviamente la posizione internazionale dell’India e la sonda che sta orbitando attorno alla Luna è il chiaro messaggio di un "ci siamo anche noi" lanciato al mondo ma soprattutto alla vicina Cina, Paese che certo concede poca aria ai diritti umani ma in compenso ha grandi ambizioni spaziali. Le attenzioni degli indiani, infatti, sono rivolte a Pechino con l’intenzione di uguagliarla e superarla. Nel 2013 New Delhi ha in programma di mettere in orbita il primo astronauta, mentre nel 2020 un indiano andrà a calpestare le polveri lunari. Il tutto per una somma che molti avrebbero preferito venisse usata per aiutare gli indigenti. Il 42% della popolazione è infatti sotto la soglia della povertà, mentre 828 milioni di indiani vivono con meno di due dollari al giorno. E lungo le strade del Paese si dipana la carità che s’ispira a Madre Teresa, attenta più alle polveri di questo mondo che a quelle della Luna. La sonda indiana, rifacendo il verso a Tagore, può sì aver dato «il sorriso alla Luna piena», ma altri versi del poeta riconducono ad una triste realtà: «Calma, calma questo cuore agitato,/tu, notte tranquilla di luna piena./Troppe gravi preoccupazioni,/più e più volte/gravano sul mio cuore». Chissà se la tecnologia che fa da corona a questa impresa potrà in un futuro restituire alla Luna piena un vero sorriso.
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