giovedì 1 marzo 2018
Caro direttore, sta diventando virale in queste ore sui social la lettera di una mamma adottiva in cui parla delle conseguenze del razzismo sui suoi figli provenienti dall’Africa...
Il razzismo sulla pelle dei nostri figli
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Caro direttore,
sta diventando virale in queste ore sui social la lettera di una mamma adottiva in cui parla delle conseguenze del razzismo sui suoi figli provenienti dall’Africa. È un’esperienza che molti di noi genitori adottivi stiamo vivendo da tempo e di cui forse non c’è ancora da parte dell’opinione pubblica del nostro Paese una diffusa conoscenza e consapevolezza.

Le parole e le frasi di intolleranza non colpiscono infatti solo “gli altri”, ma toccano i sentimenti e gli interessi di famiglie italiane e di figli italiani. Nel nostro lavoro quotidiano come Associazione, sono molte le famiglie che ci riferiscono episodi di intolleranza e discriminazione come quelli raccontati dalla signora Gabriella nella sua lettera. Approfittiamo del clamore sollevato dalla sua iniziativa per ricordare a tutti che chi soffia sul fuoco del razzismo e dell’intolleranza mette in pericolo la vita e la sicurezza dei nostri figli adottivi e italiani, e io – come qualsiasi mamma del mondo – non sono disposta a permetterlo.

Forse non ci si rende conto che quando si sente parlare del pericolo di «sostituzione etnica» non si fa altro che rappresentare con un’orribile espressione proprio quello che succede con l’adozione internazionale: nelle nostre famiglie – italiane, va sottolineato – vengono accolti bambini che provengono da Paesi diversi e che hanno caratteristiche somatiche spesso differenti dalle nostre, ma che diventano a tutti gli effetti figli e italiani.

Auspichiamo quindi un’assunzione di responsabilità da parte di chiunque abbia a cuore il benessere dei cittadini italiani, ed i politici dovrebbero essere i primi tra questi, perché smettano di alimentare questo clima dannoso per i nostri figli. Le famiglie adottive dovrebbero essere considerate un bene per tutta la società ed essere prese a esempio come laboratori di una società solidale, aperta e inclusiva, attenta ai bisogni di ciascuno, dove l’accoglienza è una risorsa per tutti e la diversità è una ricchezza.

*Presidente di Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia)

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