Ci parlino i gesti di umiltà e di dono
giovedì 14 aprile 2022

Questa sera voglio lavarti i piedi, fratello. Non ribellarti, non schermirti, non tirarti indietro. Lascia che questo gesto abbia il suo spazio. Ne sono certo, è la vera rivoluzione da fare. Lascia, allora, che il gesto ci parli. Inginocchiato davanti a te mi passerà davanti l’umanità sofferente, in particolare il popolo estenuato che in Ucraina soffre e lotta per il suo diritto a esistere. Questa sera gli occhi di ogni celebrante, anche i miei, si riempiranno di lacrime e di luce; di gioia e di dolore; di speranza e di domande. Questa sera non permetteremo al male di sopraffarci.

Non gli daremo tregua. Gli dichiareremo guerra. Una guerra combattuta senz’armi e senza requie. Con coraggio e abnegazione. Beati coloro che oggi, Giovedì santo, sapranno riposare sul petto di Gesù, sapranno mettersi in ascolto del battito del suo cuore, e delle sue parole. Gesù, dimmi, come ci vedi da lassù? Che stai pensando di questi tuoi figli ottusi, illogici, ribelli? Come fai a resistere davanti a tanta sofferenza, a tanta ignavia, a tante sarcastiche menzogne? Perché ti copri il volto? Perché ti fai sordo al pianto e alle preghiere dei piccoli e dei giusti? Ai traumi e alle grida soffocate dei bambini? Eppure, anche questa sera, ci inviti a cena: «Mangiate! Questo è il mio corpo. Bevete! Questo è il mio sangue», continui a ripeterci.

«Accogliete l’invito, rimanete nel mio amore, non allontanatevi, non lasciatevi ingannare dal re della menzogna. Anche se ancora non capite, fidatevi. Dopo, tutto sarà chiaro». Il sangue. Quanto sangue ancora questa terra riarsa dal fuoco nero, dovrà bere? Fino ad allagarsi? Quante vite innocenti dovranno ancora pagare un prezzo atroce per i folli deliri di onnipotenza, le bramosie di denaro e di successi altrui? Caino si chiamava chi uccise per la prima volta, ma la voce di quel sangue ancora non si è spenta. Abele ancora piange, ancora geme.

Fino alla fine dei tempi, dunque, dovrà tormentarsi Abele? Fino alla fine dei tempi, Caino, s’inebrierà di sangue come se fosse mosto? Questa sera, nel calice, insieme al vino da consacrare, verseremo, addolorati e stanchi, il sangue dei nostri fratelli e sorelle vittime innocenti degli egoismi personali, nazionali, di religione o di razza che proprio non vogliono finire. Questa sera, non potendo essere nei luoghi martoriati dalle bombe e dalla cattiveria umana, ci ritroveremo tutti nel Cenacolo. Con Cristo, per Cristo e in Cristo. Sulla vetta più alta del più alto monte, celebreremo, insieme, la Messa sul mondo.

Per noi, per i tormentati dalla guerra, vivi e morti – ovunque si trovino – e per i loro tormentatori, chiunque essi siano. Il sangue versato dai giusti non andrà perduto. No, non vogliamo indagare sul come e sul perché, ci basta sapere che – nonostante tutto – nemmeno un gemito di quelle donne avvilite e violentate, di quei bambini chiamati alla vita dalla viltà animalesca di violentatori- invasori, e che nemmeno una lacrima, una ferita che non vuole e non può guarire, dei vecchi e degli ammalati andrà sprecata. Se così non fosse, se in modo misterioso ma terribilmente vero, tu, Signore, non raccogliessi i nostri tormenti, i nostri dolori, le nostre angosce, in preziosissimi otri che sfideranno i secoli, davvero non varrebbe la pena nascere. Lasciaci riposare accanto a te.

Vogliamo saziarci di Pane, ubriacarci di vino anche per chi non può partecipare alla Messa in Coena Domini. Desideriamo lavare, asciugare, baciare i piedi dei nostri fratelli. Non per ripetere un rito suggestivo, ma per dire a noi stessi e al mondo che ti prendiamo sul serio. Che l’unica strada da percorrere è quella del servizio. Come sarebbe, oggi, Signore, questa nostra terra se ti avessimo ascoltato? Quale fantastico paradiso avremmo costruito in questi anni? Ce lo hai ripetuto tante volte: solo nel servire si nascondono la gioia e il futuro dell’intera umanità. Un servizio che scaturisce dall’amore. Amore a te, Creatore e Signore del cielo e della terra. E a coloro che tu immensamente ami e ci chiedi di amare: gli uomini, le donne, i bambini usciti dalla tua volontà, dalle tue mani, dal tuo cuore.

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