Donne senza più paura delle loro cicatrici
martedì 4 aprile 2017

Un profilo greco perfetto, quello sinistro, guarda di fronte a sé il proprio opposto, il profilo destro, segnato dalle cicatrici e, se possibile, ancora più intrigante. «Fatti bella per te» cantava all’ultimo Festival di Sanremo in un inno positivo alla vita Paola Turci, che ha scelto di non nascondersi più e di mettere a confronto sulla copertina del suo nuovo album, Il secondo cuore uscito il 31 marzo, i suoi due volti. Quelli che corrispondono alle fasi della sua vita. Il prima e il dopo il terribile incidente d’auto che nel 1993 le sfigurò il viso. Ben tredici operazioni chirurgiche, dodici solo sull’occhio.

E da quelle cicatrici del corpo ma, soprattutto, dell’anima, la brava cantautrice oggi a 52 anni ha saputo fare emergere brani di una solarità mai sentita prima. Non solo: sul palco dell’Ariston, si è confermata come una icona di stile, tanto da conquistarsi copertine e servizi fotografici di moda. Lei stessa non l’avrebbe mai immaginato negli anni in cui non osava guardarsi allo specchio. E oggi, forse, tante ragazze (e, perché no, anche ragazzi) con problemi di autostima si guarderanno allo specchio in modo diverso.

L’impressione è che, grazie al coraggio di donne che vanno oltre agli schemi, i tempi siano diventati maturi per proporre un nuovo canone di bellezza femminile, al di là degli stereotipi. Una bellezza, tanti nostri lettori ne sanno più di qualcosa, che ha a che fare più con l’interiorità che con botulini o fotoshop. Il corpo della donna che, proprio nella sofferenza, riacquista la sua dignità e dimostra la sua forza interiore: e oggi, in un modo in crisi assetato di verità, almeno una parte di pubblico apprezza e premia. Lo conferma anche lo straordinario successo mediatico di Bebe Vio, la campionessa paralimpica senza gambe e senza braccia, il volto solcato dalle cicatrici incise dalla meningite all’età di 11 anni. Bebe è una che non ha paura di sfoggiare rossetti rosso pompiere e di indossare i tacchi alti e abiti da sera, e non nasconde la sua pelle segnata.

Oggi la 19enne veneta è diventata una icona della moda e una disinvolta Iena tv in total black, impazza nelle pubblicità ed è stata protagonista della recente Parigi Fashion Week, ispirando anche la prima collezione di Dior disegnata dall’italiana Maria Grazia Chiuri. In più presto diventerà testimonial del fondotinta di una delle ditte cosmetiche più importanti del mondo, anche se con la solita ironia confessa: «Io il fondotinta lo uso per coprire i brufoli, mica le cicatrici: a me le mie cicatrici piacciono». Serve un coraggio doppio a una donna per dire cose del genere. E se a una cantante e a una sportiva il supporto dei media può fornire in qualche modo un sostegno, sarebbe bello che potessero averlo anche le tante sconosciute “imperfette” che nella vita quotidiana, nel lavoro, nella scuola si trovano in difficoltà.

Perché in una società che ci vuole sempre belle, seducenti, “al top”, e per quello ci giudica, per troppe di noi la rincorsa verso modelli da copertina irraggiungibili diventa affannosa. E rischia di far scivolare nell’insicurezza, nella perdita di autostima se non, troppo spesso, in disturbi gravissimi come l’anoressia. Non a caso, chi vuole rovinare la vita a una donna colpisce per prima cosa il suo aspetto, come i vigliacchi che gettano l’acido sui volti delle loro ex fidanzate. Ma c’è chi ne fa un punto di forza, come Lucia Annibali, apripista nel mostrare le sue cicatrici per denunciare la violenza, ma anche impegnata a supportare la faticosa ricostruzione dei volti e delle anime di tante vittime. Perché quando ritrovi la fiducia in te stessa «finalmente ammetterai che sei più bella».

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