Cristiani e politica: sognare «qualcosa di nuovo»
sabato 9 settembre 2017

Caro direttore,

sia chiaro, non sogno “il partito cattolico”; meglio non parlarne nemmeno. Ma desidero – questo sì – un partito di vera ispirazione cristiana, che coniughi di nuovo il sistema dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa e partecipativa con l’ispirazione cristiana, quella vera, quella cioè di sostanza, che animi sia le motivazioni soggettive dell’impegno politico, sia le idee progettuali e programmatiche – ricavate dall’intera dottrina sociale della Chiesa – e sia, al tempo stesso, i comportamenti politici. Qualcuno, per la verità, preferirebbe la presenza di due formazioni politiche di ispirazione cristiana, una operante più sul centrosinistra e una più sul centrodestra, e ciò anzitutto attraverso la “conversione” alla piena ispirazione cristiana di forze, pur limitate, già in campo. Certo, sarebbe qualcosa di nuovo se di fatto succedesse.

Ma a me piace pensare a qualcosa di unitario, che si ponga coraggiosamente nel cuore della società, e sia composto da persone e gruppi di varia provenienza – anche di provenienza democristiana e popolare – capaci di stare insieme intorno a un programma comune seriamente identitario (ma non settario) e veramente aderente alla concretezza dei problemi attuali. Un patto serio dovrebbe caratterizzare quest’unione, tale da favorire la coerenza e solidità interna, l’indipendenza e il senso della responsabilità e della coesione nazionale. Si può essere indipendenti senza essere programmaticamente divisivi nel linguaggio e nelle scelte, e cultori del senso di responsabilità nazionale senza essere ingenui e carenti di una giusta scaltrezza politica. Non è vero, a mio parere, che una compagine del genere – per il fatto di essere caratterizzata dall’ispirazione cristiana più che preoccupata di porsi al centro o a sinistra o a destra – non avrebbe una propria specifica identità culturale–politica, la quale, è vero, distingue una formazione politica da un comitato elettorale.

Chi capisce cosa significa partito di ispirazione cristiana sa che esso è irriducibile al liberalismo e al liberismo, pur essendo decisamente democratico in politica e in economia, così come al socialismo di vario colore pur essendo fortemente sociale. C’è sempre bisogno di vigilare sulla tenuta delle libertà democratiche minacciate da antiche e nuove forme dispotiche; e la liberazione delle immense moltitudini di poveri unitamente alla resistenza di fronte alle forze guerrafondaie sono tuttora un obbligo. D’altra parte le “contaminazioni” ideologiche sono inevitabili anche per una compagine identitaria, ma non – se lo si vuole – fino a cancellare i connotati essenziali della sua fisionomia.

Da aggiungere che il programma di un partito di ispirazione cristiana non è la mera ripetizione dei princìpi e degli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa: esso è dato dalle risposte ai vari problemi della società illuminate, certo, dalla dottrina, ma razionalmente elaborate e discusse in mezzo alle vicende e alle varie situazioni. Di un tale partito, secondo me, ci sono le premesse. Non siamo all’anno zero. Guardo fuori dall’attuale scena politica, è vedo che non mancano le persone che pensano e hanno capacità politica, e che sono oneste e cristiane nell’anima. Certo, il vero problema è riconoscerle e favorirne l’incontro e l’unione, e individuare volti autorevoli e credibili. Il vero problema è volere davvero “qualcosa di nuovo” che si apra uno spazio e si offra alla fiducia della gente. Non è poco, lo so. Allora? Allora bisogna cambiare registro mentale nella cattolicità italiana ed europea aiutando le nostre società a uscire dalla dittatura dei condizionamenti secolaristici e del “pensiero debole”, dalla eccessiva crisi della verità etico– sociale e dalla paralisi che ne deriva.

C’è da partecipare senza pretendere posti e privilegi. E senza aspettare che tutti si muovano nella medesima direzione. Non bisogna pretendere di “esserci tutti”. Va lasciata la libertà di pensare in maniera diversa e – ci mancherebbe! – di militare in modo differente. In questo momento, anzi, è bene che restino dove sono quanti non vedono chiaro in quanto stiamo dicendo e svolgono intanto una parte preziosa così come possono, da veri cristiani. Ma quanti sono convinti che “qualcosa di nuovo” sul piano politico può e deve nascere, non devono aspettare oltre. Certo, ci vorrebbero almeno un po’ di incoraggiamento dai pastori della Chiesa che, senza sostituirsi ai laici, non si nascondano neppure dietro l’ovvio concetto che la politica, appunto, è cosa dei laici. Credo che sarebbe un grande atto di carità nei confronti dei cristiani di base – cioè dei tanti e tanti fedeli magari meno maturi, ma di fondo onesto e buono – i quali alle varie tornate elettorali non sanno cosa fare perché non vedono un soggetto politico davvero credibile del tutto, se fosse offerta a loro almeno una possibilità in più, con l’avvento di “qualcosa di nuovo”. … E così mi ritrovo a sognare – e non mollo – a 80 anni compiuti. ( 2– fine)

LA PRIMA PARTE DELL'INTERVENTO

*Vescovo emerito di Prato, cofondatore del Collegamento sociale cristiano

Ho stima e affetto per il lungo ministero, la passione civile e la tenace capacità di “sognare” del caro vescovo Gastone Simoni. I lettori sanno – perché l’ho detto, scritto e ripetuto – che il quadro attuale mi fa ritenere improbabile la nascita di un «soggetto politico unitario di ispirazione cristiana». Sono anche sempre più convinto che «qualcosa di nuovo» potrà essere possibile solo con il passo indietro o almeno di lato di quanti, pur dichiarandosi “cristiani”, sono stati sinora e ancora stanno sulla scena politica con piglio e attese “poltroniste” da feudatari o da satrapi. So comunque che l’esigente «sogno» di monsignor Simoni farà discutere, credo che sia un bene.

Marco Tarquinio

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