mercoledì 6 aprile 2022
l clan familiare dei Rajapaksa alla guida del Paese sembra avere i giorni contati. Scarseggia ormai tutto e lo Stato è esposto per 51 miliardi di dollari. In piazzai anche le religiose cattoliche
Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione - Reuters

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Ieri, il giorno dopo il rimpasto governativo con la sostituzione di quattro ministri, l’esecutivo ha rischiato nuovamente la crisi. In Parlamento, 12 esponenti del partito Alleanza per la libertà del popolo unito di cui fanno parte il presidente Gotabaya Rajapaksa e il primo ministro Mahinda Rajapaksa hanno ritirato il loro appoggio minando la maggioranza. Come se non bastasse, ha rassegnato le dimissioni il neo ministro delle Finanze, Ali Sabri, che aveva prestato giuramento soltanto 24 ore prima in sostituzione di Basil Rajapaksa, un altro dei nove fratelli del clan tornato al potere con le elezioni del 2019 ma di fatto gestore della vita pubblica dai primi anni Duemila.

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione - Reuters

I nove consanguinei ai vertici del Paese (dieci, contando Namal, figlio di Mahinda al quale era stato affidato il ministero dello Sport) sono indicati all’interno e all’estero come i responsabili della situazione attuale. Il compito dell’Alleanza che cerca di mediare una soluzione politica davanti al rifiuto dei Rajapaksa di uscire di scena è estremamente difficile.

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione - Reuters

Le proteste proseguono, soprattutto a Colombo e a Kandy, e nella capitale ha partecipato in silenzio anche un gruppo di sacerdoti e suore cattolici. Alla preoccupazione e alle tensioni espresse nelle piazze, il governo ha risposto con misure coercitive, come il coprifuoco e la censura. «Siamo preoccupati che queste misure siano dirette a prevenire o scoraggiare la partecipazione della popolazione a espressioni spontanee di malcontento attraverso proteste pacifiche (…). Ricordiamo alle autorità srilankesi che le misure connesse all’emergenza devono aderire alla legislazione internazionale sui diritti umani», ha indicato ieri l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti umani.

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione - Reuters

Gravissima la situazione economica. Esposto con i creditori internazionali per 51 miliardi di dollari lo Sri Lanka non riesce a rifornirsi di beni essenziali e scarseggiano carburanti, elettricità e generi alimentari. Ieri l’Associazione nazionale dei medici ha dichiarato l’emergenza sanitaria, segnalando la mancanza di farmaci essenziali e chiesto la solidarietà internazionale per evitare anzitutto una diffusione incontrollata dell’epidemia di Covid-19.

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