mercoledì 5 gennaio 2022
Disordini senza precedenti dopo l'aumento dei prezzi del Gpl di cui il Paese è un grande produttore. Decine di feriti e arresti. In fiamme il Comune di Almaty. Ma le rabbia è soprattutto «politica.
Le banviere dei rivoltosi

Le banviere dei rivoltosi - Ansa

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Stato di emergenza. Coprifuoco. Assalti, ripetuti, contro edifici pubblici e contro una residenza usata dal presidente Kassym-Zhomart Tokayev. Vittime tra gli agenti. Internet oscurato. Il Kazakistan – alleato di ferro della Russia di Putin ma anche “amico” della superpotenza cinese – ribolle. A spingere il Paese sull’orlo di un crisi politica e sociale, sono state le proteste, accese dall’aumento del costo del gas, proteste che hanno assunto progressivamente una pregnanza più politica.

Partite il 2 gennaio dalle città di Zhanaozen e Aqtau, nella regione occidentale di Mangistau, le manifestazioni contro l’aumento dei prezzi del carburante sono dilagate in tre giorni in diverse zone del Paese. A causare il contestato aumento è stata la decisione del governo di porre gradualmente fine ai sussidi sui prezzi del carburante alla pompa di benzina, decisione che ha fatto schizzare i prezzi.

La folla in piazza ad Almaty, l'ex capitale kazaka

La folla in piazza ad Almaty, l'ex capitale kazaka - Ansa

Il presidente Kassym-Zhomart Tokayev sta cercando di contenere l’urto della rabbia popolare, alternando aperture e minacce. Dopo le dimissioni del governo, ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco, fino al 19 gennaio. Nel suo secondo discorso alla nazione in 24 ore mentre sono in corso rivolte in corso in tutto il Paese, ha riferito che durante gli scontri sono stati uccisi agenti delle forze dell’ordine e ha avvertito che le autorità «intendono agire nel modo più duro possibile». «Presto presenterò nuove proposte per la trasformazione politica del Kazakistan», ha detto ancora il presidente, nel tentativo di offrire una sponda alla protesta di piazza.

Non solo. Tokayev sembra volere regolare i conti con l’ex capo di Stato, Nursultan Nazarbayev. L’81enne “padre della nazione” ha governato il Kazakistan per 30 anni, continuando anche dopo la sua uscita di scena “ufficiale” nel giugno 2019. Il suo delfino gli ha strappato la guida del potente Consiglio di sicurezza del Paese. Tokayev ha poi nominato un nuovo vice capo del comitato di sicurezza nazionale per sostituire Samat Abish, un nipote di Nazarbayev.

Gli scontri nella notte

Gli scontri nella notte - Reuters

Su diversi social, sono circolati video e immagini dei manifestanti che cercano di abbattere un monumento dell’ex presidente, a Taldykorgan, nella regione di Almaty.

Nella città più popolosa del Paese, nonché capitale finanziaria, sarebbe stata data alle fiamme la sede del Comune. L’edificio è stato prima circondato dai manifestanti, che hanno poi sfondato il cordone delle forze dell’ordine che bloccava l’ingresso principale. I manifestanti sono riusciti, quindi, a entrare nell’edificio e a occuparlo, nonostante l’utilizzo di granate stordenti da parte degli agenti. Secondo la versione della polizia, gli «estremisti in azione avrebbero preso il sopravvento, picchiando fino a 500 civili».

Una versione avvalorata dallo stesso Tokayev, che ha parlato di «estremisti» manovrati «potenze straniere» che vogliono «far saltare la stabilità» nel Paese e «frantumare l’unità» del popolo. Almeno duecento persone sono state arrestate, 95 gli agenti rimasti feriti negli scontri. Anche l’aeroporto di Almaty è stato bloccato da manifestanti.

Polizia schierata nelle strade di Almaty

Polizia schierata nelle strade di Almaty - Ansa

Dall’alleato russo, sono arrivati appelli alla calma. «Stiamo seguendo da vicino la situazione in Kazakistan», hanno fatto sapere dal ministero degli Esteri russo aggiungendo che al momento «non vi sono informazioni di cittadini russi feriti. Auspichiamo che la situazione si normalizzi al più presto». «Il Kazakistan non ha chiesto l’aiuto russo per affrontare le proteste», ha detto a sua volta il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, sottolineando come sia «importante» che nessuno dall’esterno interferisca. La Ue ha chiesto la fine delle violenze.

Il movimento contro l’aumento del prezzo del gas è partito nella città di Zhanaozen, nel cuore della regione occidentale di Mangystau. Il movimento si è poi diffuso nella grande città regionale di Aktau, sulle rive del Mar Caspio, dove le immagini pubblicate sui social media hanno mostrato la polizia che circondava i manifestanti, lunedì sera. Il Paese ospita anche il 20 per cento delle terre coltivate dell’ex Urss, ovvero un immenso campo di frumento in grado di produrre un terzo del totale dell’ex blocco sovietico.

Il presidente Kassym-Jomart Tokayev

Il presidente Kassym-Jomart Tokayev - Reuters

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