mercoledì 10 febbraio 2021
Il Comune ha creato postazioni dedicate a irregolari e richiedenti asilo di ogni nazionalità e religione. Nessuno verrà "segnalato". L'obiettivo: proteggere tutti per "guarire", tutti, dalla pandemia
Le vaccinazioni anti-Covid nelle postazioni dedicate ai migranti a Tel Aviv

Le vaccinazioni anti-Covid nelle postazioni dedicate ai migranti a Tel Aviv - Ansa

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«No. Non mi hanno chiesto niente di particolare: solo di dimostrare che vivo qui. Ho detto dove sto, e mi hanno fatto l’iniezione. Fine». Freddy è di nazionalità indiana e abita a Tel Aviv, dove assiste una famiglia israeliana con un bambino autistico. Ieri ha fatto la coda davanti a una postazione di emergenza organizzata dall’ospedale Ichilov a Neve Shaanan, uno dei quartieri attorno alla Tachana Merkasit, la “Stazione centrale”, dove vivono la maggior parte degli immigrati non ancora in regola, senza alcuno status ufficiale. Una coda veloce, per evitare assembramenti.

La fila che si è formata davanti alle postazioni per la vaccinazione dei migranti a Tel Aviv

La fila che si è formata davanti alle postazioni per la vaccinazione dei migranti a Tel Aviv - Ansa

Nordafricani, russi e asiatici: nessuna distinzione di religione

Mentre in Israele si procede con il secondo richiamo (a oggi sono già state vaccinate circa 3,5 milioni di persone su oltre 9 milioni di abitanti e, di queste, due milioni per la seconda volta), ieri il Comune di Tel Aviv ha iniziato la campagna di somministrazione per tutti i cittadini stranieri. Ha cominciato Tel Aviv poiché la maggior parte di loro si trova proprio qui. Fino all’altro giorno potevano essere vaccinati solo gli iscritti all’assistenza sanitaria pubblica o gli expat (termine che identifica il personale diplomatico, i giornalisti e i lavoratori stranieri a contratto), garantiti da un’assicurazione privata. Da oggi, invece, tutti quanti hanno accesso alle dosi di vaccino anti-Covid. Senza distinzione di provenienza o religione: ebrei, cristiani, musulmani, indù. La maggior parte dei migranti sono richiedenti asilo, e arrivano soprattutto dall’Africa subsahariana. Tanti, però, sono asiatici. Alcuni russi. Tutti sono in fuga dalla povertà o dalla guerra, e cercano in Israele una vita possibile, soprattutto nel settore dell’assistenza in casa ai bambini e agli anziani.

I migranti attendono la dose di vaccino anti-covid a Tel Aviv

I migranti attendono la dose di vaccino anti-covid a Tel Aviv - Ansa

Documenti, «anche se scaduti». Le informazioni in tutte le lingue

​Le 14 postazioni a Neve Shaanan sono gestite direttamente dallo staff dell’ospedale che accetta, del tutto gratuitamente e senza alcuna prenotazione, qualsiasi cittadino straniero sopra i 16 anni, purché si presenti con il passaporto o con un visto, anche se scaduti, ha precisato un portavoce. Nel caso dei rifugiati, possono utilizzare un documento identificativo rilasciato con la collaborazione del “Mesila”, il centro di assistenza per lavoratori migranti e rifugiati politici della municipalità di Tel Aviv. Grazie a loro, tutte le informazioni relative alla procedura sono state tradotte in inglese, russo, arabo e Tigrinya, la lingua parlata in Eritrea ed Etiopia, da cui vengono molti richiedenti asilo. La campagna è stata realizzata anche con alcuni video nelle varie lingue, in modo da poterli divulgare, attraverso i social, nelle diverse comunità. Le autorità dell’Immigrazione non faranno controlli. Nessuno verrà deportato. L’obiettivo è uno solo: tutti devono essere vaccinati il prima possibile. Diversamente, nessuno sarà mai protetto dalla pandemia.

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