sabato 11 novembre 2023
Che cosa resterà di Hamas? E tornerà l'occupazione israeliana della Striscia?
Un'immagine scattata da Sderot, in Israele, mostra la distruzione nell'enclave di Gaza

Un'immagine scattata da Sderot, in Israele, mostra la distruzione nell'enclave di Gaza - Ansa

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Che cosa resterà di Hamas?

Distruggere Hamas è il leitmotiv di Israele. Tuttavia non è chiaro se questo implichi l’azzeramento della capacità logistiche e militari dell’organizzazione o se significhi anche lo smantellamento dell’intero apparato amministrativo, sul modello di quanto fatto dagli Stati Uniti in Iraq. Visti i risultati fallimentari ottenuti da Washington, è più probabile che la sostituzione dei quadri dirigenti avvenga piano piano, in modo da non creare un vuoto di potere.

A quale Anp toccherà prendere il controllo?

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, ha scarsissimo consenso in Cisgiordania dove è al potere dopo la morte di Yasser Arafat. I palestinesi lo considerano responsabile del fallimento di Oslo e lo accusano di non riuscire a essere un interlocutore forte nei confronti di Israele. Da tempo si parla della necessità di un cambio della guardia. Uno dei possibili successori è Marwan Barghouti, al momento in carcere.

Chi terrà a bada i gruppi salafiti?

Hamas non è l’unica organizzazione salafita della Striscia. Nell’enclave hanno trovato rifugio una serie di gruppi salafiti ancora più estremisti. Tra il 2007 e il 2010, Hamas li ha decapitati, in modo da assicurarsi il potere assoluto, mantenuto fino al 7 ottobre. Queste formazioni sono tuttora presenti ma in posizione defilata. Potrebbero, però, cogliere l’opportunità della sconfitta di Hamas per rialzare la testa, dando filo da torcere ai nuovi governanti.

Il ritorno dell'occupazione?

Fin dall’inizio gli Usa hanno detto che non avrebbero acconsentito a una nuova occupazione della Striscia. Il governo israeliano, però, sulla questione è ambiguo. Da una parte dice di non volere riprendere il controllo della Striscia, dall’altra rifiuta l’ipotesi di una supervisione internazionale di transizione in attesa dell’insediamento dell’Anp. Al suo posto parla di amministrazione militare israeliana. C’è, però, il problema di chi pagherà la ricostruzione.

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