sabato 10 giugno 2023
In pochi giorni, l'esercito ucraino ha perso 250 mezzi e il terreno preso inizialmente. Ma l'impasse sul fronte bellico potrebbe portare alla riapertura del dialogo
Vigili del fuoco in azione dopo un raid russo sulla città di Zviahel

Vigili del fuoco in azione dopo un raid russo sulla città di Zviahel - Reuters

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Annunciata da mesi, la controffensiva ucraina è partita. Le azioni si susseguono da lunedì: prima semplici ricognizioni offensive, poi manovre meccanizzate, che coinvolgono compagnie, se non battaglioni. Parliamo di 1.000 uomini per volta, con un forte appoggio d’artiglieria. Non è chiara la direttrice d’attacco principale: i raid coinvolgono l’intera linea dei 1.390 chilometri di fronte, nel Donbass e nel sud-est. Puntano a saggiare la reattività russa e a penetrare nei punti vulnerabili. Alcuni sono semplici diversivi: inganni tesi a disperdere le riserve nemiche e a mascherare i veri assi di avanzata. Era già avvenuto a settembre, fra Kherson e Kharkiv. Sarà lo stesso oggi fra Zaporizhia e Bakhmut?

Le attenzioni degli osservatori sono tutte puntate sulla prima, perché vi combattono unità preparate dagli inglesi. Che cosa si intuisce dal terreno? Che gli ucraini sono partiti male: erano avanzati di 5-10 chilometri fra il 7 e l’8 giugno. Ma hanno usato pessimamente le miriadi di armi occidentali, inutili se impiegate in modo non convenzionale, con piccoli gruppi blindati, dispersi e disomogenei. Si sono visti ruotati marciare senza appoggio di artiglierie e di carri.

Peggio: i gruppi meccanizzati, con i Leopard e i Bradley, non erano accompagnati da mezzi antimina. Le poche penetrazioni sono avvenute in corridoi stretti, trappole mortali per decine di blindati. In campo aperto, i droni russi hanno visto tutto. È stata strage: con cannoni, team anticarro ed elicotteri Ka-52. Risultato? In soli 5 giorni, Kiev ha perso 250 mezzi e il terreno preso inizialmente.

Altro paradosso: i missili Himars americani, costosi e rari, hanno sparato contro posizioni fortificate avanzate. Uno scempio: forse Kiev ha problemi di munizioni? Per ora, l’offensiva non sta funzionando: le forze ucraine non sono uniformi. Passi per gli 80mila uomini formati in Occidente. Il resto non è organico, lontano anni luce dalle capacità degli eserciti americano, britannico e israeliano: forze totali, capaci di sbaragliare l’avversario rapidamente, in battaglie decisive. Forse è presto per trarre conclusioni, ma, nel sud-est, come nel Donbass, le difese russe sono stratificate. Difficile sfondare.

Che cosa succederebbe se l’Armata rossa contrattaccasse a Kherson, come ha fatto l’8 giugno nell’asse Adviivka-Donetsk, bilanciando le perdite intorno a Bakhmut? Gli ucraini hanno già rivisto i piani: hanno rallentato a Zaporizhia e intensificato gli attacchi a Orekhiv. Se avranno successo, sboccheranno a sud, verso Tokmat, tagliando in due l’oblast di Kherson, e poi a ovest, verso Enerhodar.

Melitopol è 60 chilometri più in là, ma arrivarci è semi-impossibile. Servirebbe un’operazione complessa, mai vista prima nella storia ucraina, con almeno 20 brigate. Kiev ha un bacino utile di appena 240mila uomini, parte dei quali bloccati a nord, al fronte bielorusso: una massa di manovra che non permette campagne sinergiche. Guarda caso, il generale Milley è prudente: «liberare l’Ucraina occupata? In campo ci sono 400mila soldati russi. Il traguardo è fattibile, ma non nel prossimo futuro».

Il ministro della difesa Reznikov stempera gli entusiasmi: «le capacità della nostra controffensiva sono sovrastimate nel mondo».

Purtroppo la vittoria non arriverà con un primo assalto, perché un’implosione delle difese russe è inverosimile. Siamo pronti in Occidente a foraggiare un’altra offensiva? Le opinioni pubbliche pazienteranno? E dove trovare i mezzi? Azzardiamo uno scenario: è probabile una linea del fronte discontinua, priva di successi in alcuni settori e piccoli guadagni in altri. Che tipo di guadagni? Le guerre passate insegnano che avanzate quotidiane di 100 metri contro fortini imbottiti sono già un successo.

Per avere un effetto sistemico, gli ucraini dovrebbero invece sfondare a Melitopol, Berdiansk, Mariupol, est di Kherson e propaggini della Crimea. Missioni quasi impossibili: il potenziale di armi, uomini e munizioni potrebbe esaurirsi prima. Non tira forse aria di 1953, con belligeranti impotenti come in Corea? Se così fosse, ci sarà spazio per un armistizio.

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