martedì 2 luglio 2019
I jihadisti hanno diviso gli abitanti in base alla fede, poi l'esecuzione delle persone che avevano una piccola croce al collo
Soldati in Burkina Faso (Ansa)

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Sono arrivati al tramonto, quando i contadini rientrano dai campi e scambiano quattro chiacchiere con i vicini, seduti sulla soglia della casupola. Gli uomini, una decina, erano armati di machete e fucili e decisi a dare al villaggio di Bani, a pochi chilometri da Bourzanga, nel nord del Paese, una “punizione” esemplare. Il commando ha costretto tutti gli abitanti a sdraiarsi per terra. E ha cominciato la “perquisizione”, a caccia di simboli religiosi, e la selezione. I quattro che indossavano al collo una piccola croce sono stati portati in disparte e trucidati. La strage, secondo padre Victor Ouedraogo, citato da Il Sismografo, è avvenuta il 27 giugno ma ne è stata data notizia solo ieri. Le vittime erano David Zoungrana, proprietario di un piccolo emporio, e il fratello minore Philippe, Théophile Ouedraogo e Ernest Kassoaga.

Prima di allontanarsi i terroristi hanno dato fuoco al negozio di Zoungrana. Il giorno successivo, i jihadisti sono andati nel villaggio di Pougrenoma. Stavolta non hanno ucciso ma hanno dato un ultimatum ai cristiani: se non si fossero convertiti, la prossima volta li avrebbero assassinati.

Con l’attacco di Bani, sono saliti a dodici i cattolici uccisi a causa della loro fede da maggio nella diocesi di Ouahigouya. Data l’offensiva in atto, molti fedeli hanno lasciato i villaggi e si sono rifugiati nel centro parrocchiale di Bourzaga, dove sono stati accolti. Negli ultimi mesi, il Burkina Faso è stato insanguinato da una raffica di attentati contro le comunità cristiane da parte di gruppi di matrice jihadista che proliferano data la crisi politica. Il 28 aprile, a Silgadji, nella provincia di Soum, è stato ucciso un pastore protestante con cinque fedeli.

Il 12 maggio, è stata colpita la chiesa del beato Isidore Bakania a Dablo: il sacerdote Siméon Yampa, 34 anni, incaricato del dialogo interreligioso e cinque fedeli sono stati massacrati. Due giorni dopo, nel mirino sono finiti i partecipanti a una processione mariana sulla strada che va da Singa, nella provincia di Bam, a Kayon. Stavolta, le vittime sono state quattro.

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