venerdì 10 luglio 2020
Oggi il Consiglio di Stato dovrebbe annunciare il «sì» al ricorso di un partito di centro destra turco sulla trasformazione del museo in luogo sacro all’islam. L’Ue: resti un «simbolo di dialogo»
Il complesso di Santa Sofia a Istanbul

Il complesso di Santa Sofia a Istanbul - Reuters

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L’ex basilica di Santa Sofia, per come eravamo abituati a conoscerla noi, ossia come museo, ha le ore contate. La conferma dovrebbe arrivare già oggi, ma la notizia in Turchia circolava già da due giorni. La Danistay, il Consiglio di Stato, avrebbe già deciso all’unanimità di accettare il ricorso presentato dal partito di centro destra Iyi Parti e di annullare la decisione che la trasformò da moschea a sede espositiva. L’edificio bizantino, quindi, verrà di nuovo adibito al culto islamico.

A rivelare l’indiscrezione sono stati i quotidiani Sabah, il più vicino alla famiglia del presidente Recep Tayyip Erdogan e Yeni Shafak, noto per la sua linea editoriale profondamente islamica e antioccidentale. La Danistay si era riunita per esaminare il ricorso lo scorso 2 luglio. La seduta era durata appena 17 minuti. La decisione era attesa fra due settimane, ma il processo ha subito un’improvvisa accelerazione che, quasi sicuramente, non è frutto di un caso. Il 15 luglio, infatti, sarà il quarto anniversario del fallito golpe del 2016 e molti dirigenti dell’Akp, salutando l’indiscrezione come se la notizia fosse già ufficiale, hanno ipotizzato una preghiera di inaugurazione nell’edificio proprio in quel giorno al quale, secondo il ministro dell’Interno Soylu, «dovrebbero partecipare tutti i leader politici turchi».

Un gesto che andrebbe a caricare ancora più di significato il ritorno dell’ex basilica cristiana in moschea e consacrare il presidente, Recep Tayyip Erdogan, non solo come il padrone assoluto del Paese, ma anche come il nuovo Sultano contrapposto all’Occidente, per il quale criticare le decisioni turche sull’argomento equivale a violare la sovranità nazionale della Mezzaluna. Il suo portavoce, Ibrahim Kalin, ieri ha dichiarato che il monumento sempre «resterà patrimonio mondiale» e che con la trasformazione in moschea verrebbe visitata da ancora più persone. La decisione della Danistay, però, potrebbe non essere accettata dall’Unesco, che ha iscritto Santa Sofia nella lista dei Beni patrimonio per l’Umanità, mentre ancora ieri la Commissione Europea ha chiesto ufficialmente e a gran voce che rimanga un museo, «simbolo di dialogo interreligioso e interculturale».

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