martedì 28 dicembre 2021
Decisione choc del governo. «22mila dipendenti e ospiti dei centri gestiti dalle religiose senza cibo né medicine». Nella notte di Natale attaccata la chiesa di Ambala, distrutta la statua di Cristo
Un gruppo di suore Missionarie della Carità a Calcutta

Un gruppo di suore Missionarie della Carità a Calcutta - Ansa - archivio

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Un altro Natale difficile per i cristiani dell’India, vissuto nel timore di incursioni degli estremisti indù, sottoposti all’estensione di leggi contro la conversione con il rischio di accuse pretestuose e infondate. Ora anche perplessi davanti al sospetto verso una delle congregazioni religiose più note, attive e considerate.

Il giorno di Natale il governo indiano ha imposto il blocco dei conti bancari delle Missionarie della Carità. Una iniziativa definita «scioccante» da Mamata Banerjee, governatrice dello Stato del Bengala Occidentale di cui Calcutta, sede originaria della congregazione fondata da santa Madre Teresa, è capitale. «I 22mila dipendenti e ospiti dei centri gestiti dalle religiose sono stati lasciati senza cibo e medicine. Il rispetto della legge è fondamentale, ma l’impegno umanitario non deve essere compromesso», ha aggiunto la signora Banerjee. Di quale leggi si tratti, il governo non l’ha chiarito.

AGGIORNAMENTO DEL 28 DICEMBRE 2021. LE SUORE: IL GOVERNO SPIEGHI

Impossibile dire quindi se una decisione tanto drastica sia conseguenza dell’inchiesta che ha portato il 14 dicembre alla condanna di una suora e una operatrice sociale accusate nel 2018 di avere organizzato adozioni illegali di bambini ospitati dalle Missionarie della Carità a Vadodara, nello stato dello Jharkhand, oppure per l’incriminazione il 14 dicembre di una casa-famiglia di Ahmedabad, nello stato del Gujarat, dove vi sarebbero state iniziative indirizzate alla conversione forzata delle giovani residenti.

Una fine d’anno segnata da azioni contro luoghi-simbolo cristiani, come l’attacco della notte di Natale alla storica chiesa del Santo Redentore a Ambala, nello Stato di Haryana: la grande statua del Cristo è stata ridotta in frantumi dopo che per tutta la giornata migliaia di individui di ogni credo avevano visitato il presepe prima del coprifuoco-Covid delle 22,30. «Ci siamo svegliati con la statua del Redentore fatta a pezzi e anche alcune luci devastate.

Nel pomeriggio del 26 dicembre – ha riferito ad AsiaNews il vescovo di Shimla-Chandigarh monsignor Ignatius Loyola Mascarenhas – ho presieduto un rito di riparazione nel quale ho ricordato che la mangiatoia di legno in cui il Principe della pace è nato era già segno della sua croce. (..) Ora vediamo questo stesso segno anche ad Ambala».

Il governo difende la scelta: «Irregolarità»

Il governo indiano, intanto, difende la decisione di negare la richiesta di rinnovo della licenza per ottenere fondi dall'estero all'organizzazione benefica le Missionarie della Carità, che gestisce molte case e cliniche per i poveri ed i malati in tutta l'India. Con una dichiarazione diffusa ieri sera, il ministero dell'Interno indiano ha confermato che la richiesta è stata rifiutata nel giorno di Natale per irregolarità.
«Nel considerare la richiesta di rinnovo, sono state notate alcuni aspetti contrari, in considerazione di questi aspetti, il rinnovo non è stato rinnovato», recita la dichiarazione del ministero specificando che non è stato ancora presentato ricorso contro la decisione. Intanto dall'organizzazione fondata dalla religiosa, premio Nobel del 1950, si spiega che subito dopo aver appresso del rifiuto dell'autorizzazione «abbiamo chiesto ai nostri centri di operare senza utilizzare i conti dei contributi che arrivano dall'estero fino a quando la questione non sarà risolta». Non è la prima volta che associazioni di volontariato perdono in India la licenza per ottenere fondi stranieri. Nel 2015 il governo del primo ministro Narendra Modi tolse la licenza a centinaia di Ong accusate di non aver presentato i bilanci annui. Lo scorso anno Amnesty International ha dovuto sospendere le operazioni India dopo che sono stati congelati i suoi conti con quella che l'associazione ha definito «una rappresaglia» per le sue critiche.


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