Sarebbe bellissimo e giusto se la famiglia restasse al centro della scena

La politica delinea scenari e promette sostegni al desiderio di figli, poi quando il gioco si fa serio le priorità diventano altre, dalle pensioni al cuneo. La crisi demografica nasce anche da qui
August 25, 2025
Sarebbe bellissimo e giusto se la famiglia restasse al centro della scena
Uno dei rari punti fermi rimasti in un tempo senza stagioni certe è la ripartenza del dibattito politico-economico, quasi rito di fine agosto, una macchina che riaccende i motori al Meeting riminese e piano piano va a regime, prendendo corpo tra segnali e mezze frasi, cose serie, salti in avanti, promesse e provocazioni. L’obiettivo finale è la Legge di Bilancio, cammino lunghissimo, ma da qualcosa si deve pur sempre incominciare. E la tradizione vuole che, pur coi lidi orfani di famiglie, la famiglia sia tema ricorrente, specialmente mentre la crisi demografica si è capito essere crisi autentica. Negli ultimi tempi, va riconosciuto, se ne è parlato più del solito, bene. Ma la storia insegna che, quando il gioco si fa duro, allora la famiglia esce un po’ di scena ed è altro a prendere il sopravvento. Ad esempio il tema-pensioni. Curioso, dato che la dinamica della solidarietà intergenerazionale insegna che la demografia, cioè natalità e migrazioni, ha molto a che vedere con la previdenza, però in fin dei conti tempi e regole del ritiro sono argomenti più coinvolgenti. Normale: l’invecchiamento o il “degiovanimento” del Paese è anche questo, per un banale dato numerico, di consistenza delle generazioni e di attenzioni elettorali. In ogni caso colpisce che, nel Paese in cui quasi non nascono più bambini, vogliamo sapere e leggere soprattutto di età della pensione e non invece di quali sostegni occorrano per il sogno di una famiglia con i figli, se lo si vuole, o – come piace agli economisti – per allargare la base contributiva. È proprio una questione di cultura, insomma. Un po’ di colpa lo ha quel “rassegnazionismo” che ha conquistato molti autorevolissimi osservatori: siccome le nascite calano ovunque, e ovunque sembra esserci meno voglia di famiglia, persino dove le “misure” sono storicamente radicate e generose, allora si ritiene che le “misure” non servano più. Dimenticando però che una cosa è passare da 1,9 figli per donna a 1,6, o da 1,6 a 1,3 in pochi anni, un’altra è, come solo in Italia, stare attorno a 1,2 da più di tre decenni. Per essere chiari: la Francia è in allarme perché da poche settimane i morti hanno superato i nati, mentre da noi il sorpasso è avvenuto ormai nel 1993! Le “misure”, insomma, dove ci sono state, hanno funzionato eccome, anche se il contesto sta cambiando, ed è chiaro che, se la situazione dovesse ricambiare nuovamente, di sostegni meglio averne tanti che pochi, e soprattutto crederci. Ciò per dire come sarebbe bello vedere i sogni prendere corpo e, quando arriva una voce che accenna a meno tasse per le famiglie o quozienti familiari, poi quel sussurro diventare un coro collettivo prima dell’inverno. Non perché nell’inverno (demografico) siamo già congelati, ma per un senso di giustizia e di bellezza.
Si è parlato ad esempio di un fisco favorevole per i giovani, o di imposte progressive in base all’età: perché non farlo veramente e lasciare che le tasse restino basse se dopo arrivano i figli? Per chi altrimenti dovrebbero calare queste tasse, e per quale ragione? È anche sul tavolo la riforma dell’indicatore Isee, tra l’idea di scontare la prima casa o altri sostegni, ma la vera riforma sarebbe poter registrare tutti i figli per quello che “pesano” realmente, non come “zerivirgola”: un tempo, quando cresceva la famiglia, si allungava il brodo, oggi libri, computer, telefoni, autobus, pizzate, corsi e viaggi sono spese fisse senza economie di scala possibili, ne vogliamo prendere atto o continuare a far finta di essere in guerra? E poi c’è la ripresa della scuola: chi ha il coraggio di parlare di trasporti gratuiti, o a tariffe simboliche, per tutti gli studenti nelle aree metropolitane e delle città universitarie? O di mense gratuite alla scuola dell’obbligo? O di tassa rifiuti: veramente un bambino piccolo in casa “inquina”, e lo fa più di un cane o di un gatto? Alla vera ripresa servono una retribuzione adeguata, una casa anche se non si dispone di patrimoni, occorrono servizi. Poi sarebbe non solo giusto, ma anche bellissimo – una grande sfida – provare a prendere sul serio la crisi demografica, o la fatica di diventare genitori, e dare alle possibili misure “per la famiglia” lo stesso credito che si attribuisce a tagli del cuneo, anticipi previdenziali, rottamazioni di cartelle e via dicendo. I margini di bilancio potrebbero persino esserci. L’occasione è dimostrare che, dopo i convegni, si fa tutti sul serio. Se nessuno volesse più figli, allora pace, zero costi. Ma se per caso il desiderio latente aspettasse solo una spinta, una scintilla, per tornare a correre, e oltre? È proprio anche una questione di mentalità, di cultura: forse vale la pena dare più fiducia alle nuove generazioni, e non costringerle a pensare come noi che abbiamo una certa età.

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