Puglia, il treno delle nostre storie

July 13, 2016
Puglia, il treno delle nostre storie
Chissà quante volte sarò salito anch’io su quel treno delle Ferrovie Bari Nord. Per uno studente universitario come me, residente in provincia e che, per 'difetto di moneta' e scelta di metodologia di studio, non poteva permettersi di prendere in fitto un appartamento, il pendolarismo era una decisione obbligata. E lo è stato anche quando ho cominciato a lavorare. Si andava a Bari e si tornava, a volte anche con il treno delle Ferrovie Bari Nord. La linea su cui è esplosa l’ecatombe. Per noi, gente di provincia e di piccoli paesi, il treno diventa in certi periodi o per quasi tutta la vita, una specie di 'seconda casa', dove intrecci amicizie e confidenze, stando in piedi pressati come sardine o seduti in gruppi su sedili mai sufficienti, condividi problemi, racconti, speranze, piccoli e grandi drammi; dove ti addormenti, perché ti sei dovuto alzare molto presto, mentre gli altri attorno a te giocano a carte o discutono di sport e del capo ufficio che non capisce niente come se tu non stessi dormendo, ma poi ti svegliano alla stazione giusta. Il treno dove si parla di esami e di mutui, di figli appena nati che hanno il nome dei tuoi genitori, di concorsi con scarse speranze, di domeniche in spiaggia a pochi soldi e sempre affollate, di nuovi amori e recenti delusioni.  E forse li avrò visti e incontrati i morti e i feriti di ieri; forse avrò sentito qualche frammento di loro conversazione, avrò sorriso della battuta di qualcuno, avrò guardato male il ragazzo che ha detto una frase a voce troppo alta mentre sonnecchiavo. Certo avrò parlato qualche volta con il dirigente della Polizia di Stato che tornava dalle ferie ed è morto nell’incidente. Ma quei visi li conosco comunque, sono i visi della mia gente, della vita ordinaria di tanti, e mia. Il pendolare sa. Sa tante cose.Vive tante situazioni. Impara la sottile arte della sopravvivenza ferroviaria. Per questo il dolore è grande, per il disastro ferroviario di ieri. È accaduto qui. Vicino a casa mia. Insieme alle persone capisci che muore una parte della tua speranza di garantire a tutti, e soprattutto a chi ha più necessità e meno possibilità, non solo uguaglianza ma anche servizi decenti e sicurezza massima.  Restano la sofferenza e la rabbia. Per questi poveri morti. Per i feriti. Per tutti coloro che all’improvviso sono stati catapultati in un vortice inarrestabile di sofferenza. E chiedo, insieme a Palma Guida, presidente dell’Unitalsi pugliese, a tutti i soci, a noi che sappiamo quanto sofferenza circola nel mondo, di conservare l’indignazione per quanto accaduto e accade e di non dimenticare che la prima 'fatalità' a cui dobbiamo opporci è l’abitudine a sentirci estranei a ciò che succede nel nostro Paese. Perché la colpa non è mai sempre solo degli altri ma anche di chi decide di essere sempre e solo spettatore disincantato e assuefatto. *Presidente nazionale Unitalsi

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