Ma quale bavaglio: riecco dappertutto le intercettazioni (coi loro rischi)

A oltre trent’anni da Tangentopoli un invito alla prudenza: la giustizia spettacolarizzata s'è spesso fusa con una narrazione mediatica che ha condannato gli indagati prima di qualsiasi sentenza
July 17, 2025
Ma quale bavaglio: riecco dappertutto le intercettazioni (coi loro rischi)
Fotogramma | L'assessore di Milano Tancredi inseguito dai cronisti fuori da Palazzo Marino, a Milano
La buona notizia è che il bavaglio non c’è o che, se c’era, è caduto. Dell’inchiesta di Milano sul presunto giro di corruzione finalizzato al saccheggio edilizio della città sappiamo tutto. O meglio, sappiamo tutto quello che la Procura ha ritenuto di allegare alle richieste di arresto per alcuni indagati. Insomma, il divieto di pubblicare integralmente o per stralci le ordinanze di custodia cautelare - previsto appunto dalla cosiddetta “legge bavaglio” approvata nel dicembre scorso - si è sciolto come neve sotto il sole di luglio, paradossalmente grazie a una norma voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio per consentire agli indagati di difendersi: l’ordinanza cautelare, eventuale, è infatti anticipata dall’avviso di “interrogatorio preventivo”, a garanzia delle persone di cui gli inquirenti chiedono l’arresto. E così sono emerse le carte finite sui giornali in questi giorni, con tanto di intercettazioni e virgolettati. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha denunciato di aver saputo di essere indagato proprio dai giornali.
È giusto e sacrosanto, intendiamoci, che l’opinione pubblica sia informata su fatti potenzialmente di grave allarme sociale che sarebbero avvenuti nella capitale economica e, come si sarebbe detto un tempo, morale del Paese. Il reato di corruzione e quelli che lo precedono o ne derivano sono particolarmente odiosi perché derubano la collettività. Per di più, nel caso di specie, il furto sarebbe non soltanto di natura economica, ma anche sociale e ambientale. Tuttavia, le condotte delittuose vanno argomentate davanti a un giudice terzo e verificate, in ultimo arriverà la sentenza. Colpisce, perciò, il linguaggio ricco di aggettivi già “giudicanti” utilizzato negli atti istruttori, in cui si leggono espressioni come “spregiudicato faccendiere, incline alla corruzione” (sembra più una valutazione etica che giudiziaria), di “corruzione vorticosa” , di territorio “svilito a merce da saccheggiare”.
Presto, con gli interrogatori preventivi, che sono un’anticipazione del dibattimento nell’ambito cautelare, conosceremo anche la versione di chi rischia la privazione preventiva della libertà personale. Dopo di che la giustizia faccia il suo corso e, se ci sono colpevoli, paghino. Ma, a oltre trent’anni di distanza da Tangentopoli, sarebbe sempre il caso di tenere a mente le insidie di una narrazione troppo, quando non esclusivamente, orientata sulle tesi dell’accusa.

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