giovedì 8 maggio 2025
Grazie alla collaborazione con realtà impegnate nel sociale, il gruppo ha avviato un progetto pilota per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità: «Così emerge tutto il loro potenziale»
Matteo Rossetti, assunto attraverso il progetto Energie Formidabili

Matteo Rossetti, assunto attraverso il progetto Energie Formidabili

COMMENTA E CONDIVIDI

«Buongiorno, di cosa ha bisogno?», è con una semplice domanda e un sorriso contagioso che Matteo Rossetti accoglie ogni cliente che arriva allo Spazio Enel di Roma in cui lavora dal dicembre scorso. «Questa è la mia domanda fondamentale per iniziare a capire cosa vuole fare il cliente. Per esempio, pagare una bolletta o fare un contratto. In base a questo gli do il biglietto giusto, lo faccio accomodare nella sala d’attesa oppure lo accompagno direttamente dal consulente», ci spiega Matteo mentre continua ad accogliere clienti, tra uno scambio di battute, un sorriso, una pacca sulla spalla. Il clima è familiare è anche Matteo ci tiene a precisarlo che «qui mi sento a mio agio e ben voluto da tutti, anche con i colleghi si scherza sempre… ci conosciamo da poco, ma per me alcuni di loro sono diventati famiglia».
Matteo di giorno è un tirocinante di 37 anni, di notte un batterista. «Suono hard rock con il mio gruppo nei locali», specifica. Il suo può sembrare un caso come tanti di inserimento lavorativo che, come conferma anche il suo capo, è andato a buon fine e porterà a un’assunzione entro questa estate. Dietro, però, c’è molto di più. Matteo è un ragazzo con la sindrome di Williams e se finalmente può vedere riconosciuto il suo talento è grazie a “Energie Formidabili”, progetto pilota di Enel che favorisce l’inserimento di giovani con disabilità nel mondo del lavoro attraverso «una best practice capace di ispirare altre aziende», si augura Aldo Forte, Head of People & Organization Italia di Enel.
«Prima di arrivare qui ho fatto tanti lavori: alle vendite di cd, come aiuto cuoco, come commesso in un negozio di vestiti. Qui, per esempio, era un delirio per me, troppo difficile, stavo a mille», racconta. Come tanti ragazzi con disabilità cognitive, neurodiversità, sindrome di Down o disabilità neuromotorie, Matteo ha sperimentato tanti tirocini che non portavano a nulla, impieghi non adatti alle sue competenze e ambienti di lavoro completamente impreparati. Il successo del progetto di Enel su Matteo – e su una decina di impiegati in tutto, in diverse filiali d’Italia – è dovuto al coinvolgimento di realtà impegnate nel sociale come Ability Garden, Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down (Aipd) e Unione Italiana Distrofia Muscolare, che hanno supportato l’azienda nel processo di selezione dei candidati e formazione dei team che li avrebbero accolti. «Avere Matteo qui è stata un’opportunità per tutti, a livello umano e professionale – spiega Angelo Bencivenga, responsabile vendite e team leader dello Spazio Enel romano –. Mi ha permesso di portare un valore aggiunto all’organizzazione e all’accoglienza del cliente, allargando la mia visione». La storia di Matteo è un esempio di come la cultura dell’inclusione si sta diffondendo sempre di più dando i primi risultati. «Solo nella nostra rete, che ha sedi in tutta Italia, nel 2013 contavamo 86 persone con la sindrome di down inserite nel mondo del lavoro, mentre al dicembre 2024 sono 276. Un trend in costante crescita, raggiunto faticosamente», spiega Monica Berarducci, responsabile dell’Osservatorio sul mondo del lavoro di Aipd. «Le difficoltà sono ancora tante, specialmente nelle piccole realtà dove pregiudizi e carenza dei servizi pubblici non aiutano. Tuttavia, vediamo sempre più dipendenti con disabilità, grazie anche a un progressivo abbattimento degli stereotipi, una comunicazione migliore, la maggiore consapevolezza delle famiglie e la stessa presenza di questi lavoratori che mostrano il loro potenziale», aggiunge. Un «circolo virtuoso», che come nel progetto di Enel è frutto della mediazione delle associazioni e del coinvolgimento di tutti gli attori. È così che Matteo, non appena ne ha avuto la possibilità, ha potuto dimostrare il suo potenziale, passando in pochi mesi dall’accoglienza alla gestione della sala, cominciando anche a muovere i primi passi nei pagamenti, tanto da poter dire che «adesso vedo il mio futuro, mi vedo a lavorare qui».
Come lui, anche gli altri lavoratori inseriti stanno tagliando traguardi importanti. Tra loro c’è per esempio un ragazzo con la sindrome di Down che è arrivato a occuparsi dei pagamenti e ad affiancare il consulente. Una di loro è stata anche testimonial per Enel a un evento tenuto per la Giornata internazionale delle persone con disabilità oltre che protagonista di un video di Ability Garden che promuove l’inclusione al di là di quello che dice il curriculum o la propria disabilità. Il modello sperimentato è win-win perché incrocia attentamente domanda e offerta. «In Ability Garden abbiamo un percorso propedeutico per far emergere le abilità dei ragazzi. Grazie a questa fase e sulla base delle posizioni emerse in azienda, possiamo proporre i candidati idonei – spiega infine Serena Cecconi, fondatrice di Ability Garden –. Le aziende non sono enti non profit ed è importante che la permanenza di queste persone sia sempre valorizzata». Le difficoltà sono innegabili, soprattutto per le disabilità invisibili. «Di fronte a una persona con disabilità motoria l’azienda capisce come organizzare lo spazio per un adattamento ragionevole. Ma se ha davanti una persona con il 46 o 50% di invalidità per una disabilità che non vede, è chiaro che serve una mediazione attenta sia alla persona che all’azienda – aggiunge Cecconi –. Il nostro è un lavoro sartoriale, bisogna fare il vestito giusto per ogni azienda». Così, conclude, si può vincere la vera sfida: «Quella di dare anche alle persone con disabilità gli strumenti per realizzare un progetto di vita».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: