venerdì 10 marzo 2023
La nuova comunicazione Plasmon ha come obiettivo quello di sensibilizzare sulla decrescita demografica italiana
Quell’inquietante ritorno ad Adamo
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L’ultimo neonato del nostro Paese si chiamerà come il primo uomo sulla terra, Adamo. Sembra una distopica fatalità, ma è l’intelligente provocazione pubblicitaria congegnata dal team creativo dell’agenzia Dude per firmare la nuova comunicazione Plasmon. La campagna ha come obiettivo quello di sensibilizzare sulla decrescita demografica italiana, per portare all’attenzione di aziende e istituzioni le possibili aree di intervento per fare in modo che la profezia pubblicitaria non si avveri. Adamo infatti nascerà funestamente soltanto nel 2050, la sua storia, scritta e girata insieme a Beppe Tufarulo, viene raccontata attraverso le voci del suo papà e della sua mamma, dell’ostetrica, della maestra, comparse dal futuro per descrivere la difficile condizione di un bambino che nasce senza la compagnia dei suoi simili, costretto a crescere in un mondo di adulti, perché non siamo riusciti ad arrestare l’inesorabile tendenza negativa che fa registrare i livelli di natalità più bassi di sempre.

Per dare al tutto un cipiglio di autorevolezza e urgenza, arriva la testimonianza di Alessandro Rosina, demografo e docente dell’Università Cattolica: «Dobbiamo riuscire a passare dall’idea di un figlio come costo economico e come complicazione organizzativa per i genitori a intenderlo come valore collettivo su cui tutta la società ha convenienza ad investire». E come viene riportato dal sito Adamo2050.com, Plasmon ha individuato alcuni aspetti da portare all’attenzione di aziende e istituzioni. Sono aspetti organizzativi ed economici per mettere chiunque nelle condizioni migliori per crescere la prole o anche solo valutarne di averne una. Poi ci sono gli aspetti lavorativi per conciliare appunto la professione con le esigenze di chi cresce ed è importante che ogni azienda riconosca il valore che una famiglia è in grado di apportare alla società intera ed è altrettanto importante attuare politiche in grado di rispondere alle esigenze dei genitori. Infine ci sono anche gli aspetti educativi, perché ogni nuova nascita genera anche genitori che crescono insieme ed è fondamentale che anche loro abbiano gli strumenti e vengano accompagnati con le giuste iniziative. Certo che l’atteggiamento di Plasmon nei confronti della decrescita demografica è mossa dal proprio interesse di mercato, ma si può vendere con una postura civica, scrivendo la propria comunicazione per provare ad arginare una tensione che minaccia la società, perché un’Italia senza bambini è una pessima notizia per tutti, non solo per Plasmon. E chi guida il mercato ha la responsabilità di muovere il suo sguardo al di là del proprio conto economico per sensibilizzare l’opinione pubblica, creare un dibattito, ambire a un disegno di legge, per fare in modo che nel 2050 un qualsiasi Adamo non sia davvero l’ultimo bambino nato in Italia.

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