martedì 27 luglio 2021
Il Papa emerito in una intervista a una rivista parla della Chiesa tedesca e la invita a "demondanizzarsi" affinché "il mondo non continui ad allontanarsi dalla fede"
Una immagine di Benedetto XVI del 28 giugno 2016

Una immagine di Benedetto XVI del 28 giugno 2016 - Ansa / Osservatore Romano

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Il Pontefice emerito Benedetto XVI rompe il silenzio e rispondendo per iscritto alle domande della rivista tedesca Herder Korrespondenz avanza alcune osservazioni critiche alla Chiesa tedesca. L'intervista sarà pubblicata nel numero di agosto e la rivista ha anticipato qualche estratto online.

«Sono stato un buon pastore?» è il titolo che appare sulla copertina della rivista, il sottotitolo: Benedetto XVI ritorna al tempo in cui fu cappellano. Il riferimento è a quando Ratzinger, dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta 29 giugno 1951, fu nominato cappellano a Bogenhausen, distretto della città di Monaco, ruolo che ricoprì per alcuni mesi prima di tornare a dedicarsi a tempo pieno allo studio e all’insegnamento. «Il credente è una persona che si interroga, una persona che deve ritrovare continuamente la realtà di questa fede dietro e contro le realtà opprimenti della vita quotidiana – scrive il Papa emerito in una risposta – in questo senso, il pensiero di una “fuga nella dottrina pura” mi appare assolutamente irrealistico. Una dottrina che esistesse solo come una sorta di riserva naturale, separata dal mondo quotidiano della fede e delle sue esigenze, rappresenterebbe in qualche modo la rinuncia alla fede stessa. La dottrina deve svilupparsi nella fede e a partire da essa e non affiancarla».

La Chiesa, osserva poi Benedetto XVI, deve parlare "con il cuore e lo spirito" e deve "demondanizzarsi", perché "finché nei testi ufficiali della Chiesa parleranno le funzioni, ma non il cuore e lo Spirito, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede". Sullo sfondo, il cammino sinodale della Chiesa in Germania. Joseph Ratzinger osserva che ci si attende "una vera e personale testimonianza di fede degli operatori della Chiesa"; che "nelle istituzioni ecclesiali - ospedali, scuole, Caritas - molte persone sono coinvolte in posizioni decisive che non supportano la missione della Chiesa e quindi spesso oscurano la testimonianza di questa istituzione" e dice che "i testi ufficiali della Chiesa in Germania sono in gran parte scritti da persone per le quali la fede è solo ufficiale".

Nell'intervista, Ratzinger, ricordando la parabola del Vangelo secondo Matteo, ha sottolineato che "la Chiesa è fatta di grano e pula, pesci buoni e pesci cattivi. Quindi non si tratta di separare i buoni dai cattivi, ma di separare i fedeli dagli infedeli".

Benedetto XVI è tornato anche sul suo discorso di Friburgo, pronunciato nel 2011 quando era pontefice, due anni prima di
rinunciare al papato. Allora il Papa emerito esortò la Chiesa a "distaccarsi dal mondo"; oggi Benedetto XVI si chiede se la scelta della parola "Entweltlichung" (demondanizzazione), tratta dal filosofo Martin Heidegger, sia stata adeguata in quanto forse non ha "espresso a sufficienza" l'aspetto positivo della sua argomentazione.

Su Vatican News Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ha messo in rilievo come questo sia uno «sguardo che ritroviamo più volte nelle parole del suo successore Francesco. Ad esempio nel dialogo da lui condotto con i sacerdoti, i religiosi e le religiose in Duomo di Milano il 25 marzo 2017, quando aveva invitato chi evangelizza a essere libero dai risultati e a non rattristarsi per le sfide che la Chiesa si trova a vivere oggi, mettendo in guardia proprio dal rischio di trasformare la fede in ideologia».

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