venerdì 22 dicembre 2023
All’ingresso di Casa della Carità, l'opera voluta nel 2002 dal cardinal Martini, una rappresentazione della Natività che evoca e denuncia un problema sempre più drammatico
Il presepe allestito alla entrata principale della Casa della Carità, in via Brambilla 10, alla periferia nord est di Milano

Il presepe allestito alla entrata principale della Casa della Carità, in via Brambilla 10, alla periferia nord est di Milano - .

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Un Gesù Bambino avvolto in un telo termico e deposto su una panchina. Sullo sfondo lo skyline di Milano col Duomo e i grattacieli. Attorno e in primo piano, i segni eloquenti dell’emergenza abitativa, denunciata anche dall’arcivescovo Mario Delpini. Che colpisce non solo i più “fragili” ma anche tante famiglie e persone, dai working poors al ceto medio impoverito, nella metropoli internazionale degli eventi e delle week, ormai sempre più città a due velocità. Ecco il tema del Presepe 2023 allestito davanti allentrata principale della Casa della Carità, luogo di promozione dell’accoglienza e della cultura voluto dal cardinale Carlo Maria Martini nel 2002.

Il presepe – che rimarrà allestito in via Brambilla 10, alla periferia nord est di Milano, dove ha sede la Casa, fino al 7 gennaio – nasce dal confronto fra gli operatori della fondazione e dall’ascolto di quanti bussano alla sua porta. A raccontarlo è l’operatrice Iole Romano, che tradizionalmente si occupa dei presepi – e che ha allestito quest’ultimo assieme a Chiara Mazzucco, bibliotecaria della Biblioteca del Confine della Casa della Carità, e al volontario Gigi Elli.

Il Bambino Gesù avvolto in un telo termico e deposto su una panchina, nel presepe di Casa della Carità

Il Bambino Gesù avvolto in un telo termico e deposto su una panchina, nel presepe di Casa della Carità - .

Ma alla “sorgente” della loro opera non c’è solo il riferimento ai problemi e alle sofferenze della città d’oggi: c’è anche una risonanza biblica. «Tra le espressioni che raccontano l’abitare di Gesù – spiega Iole – ho pensato al Vangelo di Giovanni dove dice che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. E mi sono chiesta: se Gesù nascesse oggi, dove abiterebbe? Pensando a questa emergenza, credo che si metterebbe a dormire, come tanti purtroppo, su una panchina. Volevo quindi far emergere questa contraddizione: il Natale richiama la casa, un luogo caldo dove stare insieme, ma per troppe persone vivere le feste in questo modo non è possibile». Non andò meglio, d’altronde, a Giuseppe e Maria, la quale, come si legge in Luca, «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».

Fra le realtà che a Milano, invece, si offrono quale luogo d’accoglienza, amicizia e cura, c’è proprio Casa della Carità. Che (nel 2022, secondo gli ultimi dati disponibili) ha aiutato 9.070 persone e ne ha ospitate 474, con 5.052 persone aiutate dai servizi diurni, 3.525 seguite sul territorio e 4.073 partecipanti alle attività culturali. Una vocazione all’ospitalità confermata a Natale: certamente col pranzo che si terrà lunedì 25 dicembre con gli ospiti della Casa e gli anziani del quartiere, al quale è atteso un centinaio di commensali. Ma anche con le Messe che verranno celebrate domenica 24 dicembre alle 12, lunedì 25 alle 12 e domenica 31 alle 18,30 dal presidente della Fondazione Casa della Carità, don Paolo Selmi, e dal presidente onorario don Virginio Colmegna.

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