martedì 7 dicembre 2021
«Avevo tutto quello che molti oggi vorrebbero: un buon lavoro, soddisfazioni, una posizione economica buona, visibilità e notorietà. Eppure dentro di me è apparsa un’inquietudine»
Don Fabrizio Gatta

Don Fabrizio Gatta - Collaboratori

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Quando questa mattina il vescovo di Ventimiglia-Sanremo. Antonio Suetta, gli imporrà le mani per consacrarlo sacerdote, per don Fabrizio Gatta sarà il suggello di un cammino iniziato otto anni fa, dopo un percorso di discernimento durato altri tre anni. Del resto si trattava di abbandonare una vita «privilegiata»: giornalista televisivo di successo, conduttore delle trasmissioni di RaiUno «Linea Verde» e «Linea blu», volto noto, nato e cresciuto a Roma. «Eppure da quando ho intrapreso questo cammino – ci racconta alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale – non mi sono mai voltato indietro. E anche i disagi o le novità che la nuova condizione mi presentava le ho sempre affrontate con la forza che arriva dalla Grazia che il Signore mi concede».

Dunque oggi alle 10 nella Concattedrale di San Siro a Sanremo, don Gatta (che lo scorso 3 dicembre ha compiuto 58 anni), assieme al suo compagno di Seminario don Vincenzo Davide Zito (originario di Sanremo), raggiungeranno la tappa tanto attesa e per la quale si sono preparati in questi anni. «Ma è una tappa, non la conclusione – vuole precisare l’ex conduttore televisivo – perché da domani c’è la ripartenza per la missione pastorale».

Non usa a caso la parola «missione» don Gatta per indicare il compito che lo aspetta. «Quando ho iniziato il mio percorso di discernimento ho svolto una missione di strada assieme ai Missionari del Preziosissimo Sangue. Poi, confrontandomi con il mio direttore spirituale, ho scelto la via del sacerdozio in diocesi». Arriva così l’approdo nella Chiesa del ponente ligure e gli studi in Seminario. «Anche in questa terra siamo chiamati in missione – aggiunge don Gatta –: siamo luogo di confine, di passaggio, con una comunità che progressivamente è cambiata».

E poi ci sono i giovani, che sembrano essere una sfida in cui il novello sacerdote intende impegnarsi nel suo ministero nella stessa Basilica in cui oggi viene ordinato e in cui domani celebrerà la sua Prima Messa. «I giovani devono essere destinatari di una rievangelizzazione. Hanno ricevuto un’educazione cristiana, ma non riescono a cogliere la rilevanza che la fede può avere nella loro vita. Diciamo che più che “contro”, vivono “senza” Dio. Quasi potessero bastare a se stessi. Ma non è così».

Lo sa bene don Gatta che nella «mia vita precedente avevo tutto quello che molti oggi vorrebbero: un buon lavoro, soddisfazioni, una posizione economica buona, visibilità e notorietà. Eppure dentro di me progressivamente è apparsa un’inquietudine che mi ha portato a riflettere. Nessuna conversione improvvisa – aggiunge con un sorriso –, bensì una consapevolezza cresciuta piano piano». Dunque don Fabrizio può diventare un testimone credibile dell’amore di Dio e di come la fede cambi la vita. «E i giovani hanno bisogno di incontrare testimoni credibili».

E la “vita precedente”? «La riscoperta della fede mi ha permesso di rileggerla con occhi differenti e così ho compreso come Dio mi abbia sempre parlato attraverso i bei luoghi che ho visitato per le trasmissioni televisive, o attraverso le persone che ho incontrato in quelle occasioni. Una bellezza del nostro Paese, del Creato, che ho raccontato in televisione e che ora porto con me. Una bellezza più ampia, una bellezza della vita, che vorrei poter mostrare ai giovani». Accanto alla bellezza, don Fabrizio spera di poter presto «donare la misericordia di Dio attraverso la Confessione. Un dono di cui io per primo ho beneficiato».

Un ultimo pensiero alla "vita precedente". Come è stata accolta la sua scelta da parte dei suoi colleghi? «Ho sentito rispetto e vicinanza per questa scelta. Tra tutti vorrei ricordare Fabrizio Frizzi che mi ha seguito nel cammino di discernimento e con il quale siamo sempre stati in contatto».

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