Perché su Gaza l'esecutivo è in imbarazzo (e non in sintonia con il Paese)

L'umore degli italiani, dopo le manifestazioni (e come dimostra il caso Flotilla) va da un'altra parte. E i tentativi di rimettersi in linea con l'opinione pubblica appaiono impacciati
September 24, 2025
Perché su Gaza l'esecutivo è in imbarazzo (e non in sintonia con il Paese)
Ansa | Striscione contro il governo apparso durante le manifestazioni per Gaza
Se a Giorgia Meloni va riconosciuta l’abilità in genere di saper intercettare (e anticipare) gli umori di una buona fetta degli italiani, risaltano ora il ritardo e la fatica ad allinearsi al “sentiment” di larga parte della popolazione sulle vicende di Gaza.
È palese l’imbarazzo con cui la nostra premier sta cercando di governare la transizione a una “terza via” (condizionata alla messa fuori causa di Hamas e al rilascio degli ostaggi, requisiti ovvi anche per Francia, Gb e gli altri Paesi) che sull’occupazione israeliana della Striscia non esiste. Paga il ritardo che stavolta sta contrassegnando le sue mosse.
Non è in discussione la storica amicizia con Israele, non è questo il punto. Innanzitutto la stessa principale ragione addotta finora dal Governo per osteggiare il riconoscimento dello Stato di Palestina - «È ininfluente e non cambia la situazione» - si può facilmente ribaltare per far rilevare che, allora, non si comprende perché opporsi con tanta tenacia a una mossa che, oltre che simbolica, ha comunque un innegabile valore politico.
Anche sul caso della Flotilla l’esecutivo si è mosso con impaccio, sin dall’inizio: quali che siano le motivazioni dei singoli, dovere dell’esecutivo è tutelare le condizioni dei cittadini italiani che sono su quelle barche. È paradossale prendersela, definendoli «irresponsabili», come ha fatto ieri la premier, con chi «si infila in un teatro di guerra». È anzi un altro esempio di sovranismo alla rovescia: perché uno Stato che sia di fatto sovrano deve scagliarsi invece contro i veri irresponsabili, che sono coloro che hanno messo a rischio l’incolumità di nostri connazionali, per di più in mare aperto e non in zona di conflitto.
Un atto deliberato, quello di chi ha manovrato i droni, rispetto al quale non hanno avuto certo un effetto di deterrenza i toni blandi con cui il governo Meloni nelle settimane scorse aveva trattato la spedizione umanitaria, anziché mostrare fermezza massima sulla tutela degli italiani a bordo. Così come risibile è l’argomento che la mobilitazione in corso in Italia abbia come fine «attaccare il Governo»: la premier non può permettersi di sindacare sui motivi che hanno spinto migliaia d’italiani in piazza (al di là dei violenti). E pure fosse quella la motivazione, un leader deve trovare il modo di sminarla attutendo le cause delle proteste pro-Gaza. Perché, alla fine, non può esserci reale equidistanza fra le giuste ragioni di Israele e la morte di migliaia di bambini.

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