venerdì 7 settembre 2018
Le famiglie numerose in campo: «Servono misure di sostegno adesso»
Vivere (bene) con tanti figli. «Perché in Italia non si può?»
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Chi investe sui figli, investe sul futuro. Delle famiglie, della società, del Paese. Se le politiche familiari non si traducono in atti concreti, simili dichiarazioni di intenti (a partire dall’art. 31 della Costituzione) restano solo slogan. L’Italia oggi è ancora uno dei Paesi europei che meno destina fondi per le famiglie. Lo sanno bene, in particolare, quelle che moltiplicano letti e biciclette, ricevono pochi inviti a cena perché ospitare l’intero nucleo è un’impresa, e magari occupano una fila intera al cinema. Mestiere difficile, quello delle famiglie numerose.

Quelle con almeno quattro figli a carico in Italia sono più di quanto si potrebbe pensare (oltre 190mila), e da qualche stagione si sono anche ritrovate in un’associazione (l’Anfn) i cui soci sono distribuiti in tutta la penisola e divisi a livello regionale e provinciale. Insieme alle famiglie con tre figli (720mila) raggiungono il milione. In pratica sono l’8% della popolazione (ma contribuiscono per il 30% al totale dei figli in Italia) che rappresenta il dato peggiore in Europa, fanno peggio solo Spagna e Bulgaria. Pensare che l’Irlanda arriva al 27%.

Belpaese fanalino di coda, d’altronde, anche per quanto riguarda il tasso di fertilità (1,34 figli a donna, ovvero il più basso d’Europa, sempre con la Spagna). E le italiane hanno il primo figlio sempre più tardi, e soprattutto più tardi delle colleghe europee: a 31 anni, contro la media Ue di 29 e – tanto per fare un altro esempio – i 26 anni della Bulgaria. Sarà un caso, ma l’Italia dedica l’1,5% del suo Pil a famiglie e figli, contro una media Ue dell’1,7%.

Paesi come quelli scandinavi arrivano a 4,5% (Danimarca). Gli ultimi dati Istat mostrano che in Italia il 6,9% delle famiglie vive in situazione di povertà assoluta, percentuale che sale a 10,5% delle famiglie con 1 figlio e ben a 20.9% delle famiglie con tre o più figli. Viene da dire: ma chi glielo fa fare… Eppure la nascita di un figlio ha un forte impatto sul Pil, anche ai fini della creazione di nuovi posti di lavoro. Da uno studio dell’Associazione nazionale famiglie numerose, un figlio costa mediamente 8.512,50 euro l’anno, che rappresentano i consumi da imputare direttamente al Pil.

A questi benefici diretti vanno aggiunti gli effetti indiretti dovuti all’indotto generato (dal sistema dei servizi scolastici ed educativi a quello sanitario). «Ogni figlio che nasce genera ogni anno mediamente un effetto sul Pil stimato prudenzialmente ad euro 35.000» spiegano dall’Anfn. Se l’indice di natalità passasse da 1,35 figli per donna a 2,1, con un incremento di 272.000 nuovi nati (760.000 in totale) si avrebbe – il conto è dirompente – un beneficio di almeno 9,5 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Pil, con un effetto cumulato nell’arco di cinque anni pari al 3%.

Per favorire una concreta politica di sviluppo, però, «non bisogna guardare solo ai prossimi nati, modificando il sentimento diffuso secondo il quale oggi avere dei figli è un lusso che solo pochi possono permettersi – fanno notare Raffaella e Giuseppe Butturini, presidenti Anfn –, ma è necessario garantire sicurezza e continuità anche a chi ha già fatto la scelta di avere dei figli». Di politiche familiari efficaci, perché avere un figlio in più non debba più impoverire e impaurire una famiglia, ma anche di educazione nei nuclei numerosi, di iniziative buone partite dal basso, di confronti e scambi con le buone pratiche internazionali si parlerà al convegno organizzato da Anfn a Bellaria (Rimini) da oggi a domenica. L’associazione ha le idee chiare.

«Non chiediamo regali e neppure favoritismi, vorremmo solo che fosse riconosciuto il valore della famiglia e di chi investe sui figli »: Paolo Nanni, con la moglie Paola, è coordinatore provinciale di Rimini. Anfn richiede interventi strutturali, universali e organici per dare futuro. I figli sono un bene di tutti, e non una scelta privata. Vanno in questa direzione la richiesta di un fisco più equo che tenga conto dei carichi familiari, il bonus pensionistico di tre anni di contributi figurativi (misure di questo genere stanno sorgendo anche in Polonia e Spagna) per ogni figlio ai fini pensionistici alle madri lavoratrici, l’aumento degli assegni familiari, l’Iva agevolata per i prodotti per l’infanzia, una campagna condivisa con le associazioni Europee dell’Elfac, la confederazione delle associazioni di famiglie numerose. Particolare attenzione alla Carta Famiglia. «Si tratta di uno strumento che è già legge dello Stato – afferma Carlo Dionedi, vicepresidente uscente Anfn – ma al momento è purtroppo solo un contenitore vuoto».

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